Sonic Generations

Sonic Generations, è di nuovo Sonic

di • 6 novembre 2011 • RecensioneCommenti (2)1689

L’amnesia è durata dieci anni. Però, alla fine, Sega ce l’ha fatta: s’è ricordata come si fa. Quel porcospino blu che vedo oggi sul mio 32 pollici è lui, è Sonic. È di nuovo Sonic. Facendolo scorrazzare lungo i prati di Green Hill, ti mette il sorriso sulle labbra e non ti fa tirare il pad dalla finestra quando provi a dirgli cosa fare; è lui perché, nonostante i vent’anni che porta sulle spalle, sa ancora come uscire fuori dallo schermo quando indossa quelle scarpette rosse. Di colpo, anche lui s’è ricordato come si fa.

La Green Hill Zone di Sonic Generations: forse eccessivamente "pompata" nei dettagli, ma comunque bellissima.

Ci voleva poco, in fin dei conti. Lo dico da sempre: basterebbe riprendere, pari pari, il sistema di controllo della versione Megadrive. Non sarebbe così difficile, pensavo. Infatti non lo era, oggi ne abbiamo la prova. A questo punto, ciò che è difficile è provare a essere obiettivi. Avviare Sonic Generations è stato un po’ come aprire il vaso di Pandora: tanti ricordi sono subito affiorati alla mente, ma non è il caso di mettersi qui a raccontare la mia infanzia. Voi volete sapere soltanto una cosa: se Sega ha trattato bene la sua storica mascotte, almeno in occasione del ventesimo compleanno. Sonic Generations, infatti, nasce come vero e proprio tributo alla serie, a vent’anni di onorata carriera. Così, là giù in Giappone, si sono inventati la storia del buco spazio-temporale per far incontrare due generazioni di Sonic, quello basso e paffutello, che sapeva andare solo in una direzione (ma a che velocità!); e quello snello e potenziato, capace di muoversi su spazi tridimensionali. In altre parole: due generazioni di videogiocatori.

Generations - nome quantomai azzeccato – è il miglior Sonic dell’ultimo decennio. È brillante, divertente, ricco di cose da fare, ma soprattutto è lui: lo riconosci pad alla mano, si comporta come dovrebbe comportarsi. È Sonic, punto. Per quanto mi riguarda, questo sarebbe già stato abbastanza e invece Sega ha fatto di più. Ha messo il suo talento assopito al servizio del level design. Per qualche mese, giusto il tempo di sviluppare questo nuovo Sonic, è tornata ad essere quel grande colosso di una volta, una software-house che, quando si impegna – e finalmente è tornata a farlo – non ha nulla da invidiare ai cugini di Kyoto. Il risultato è un gioco che mette davvero insieme vent’anni di storia; e lo fa con una naturalezza che risulta quasi imbarazzante. Un attimo ti ritrovi ad affrontare il solito (per modo di dire) livello a scorrimento laterale, con quel Sonic piccolino e sbiadito dei tempi che furono, e quello dopo a scendere giù per la Speed Highway di Sonic Adventure (Dreamcast, mon amour), col Sonic alto e slanciato degli anni 2000. La cosa bella è che puoi invertire la prospettiva e allora tutto cambia: le strade cittadine di Speed Highway diventano un livello in 2D e Green Hill Zone acquista la terza dimensione.

Ognuna delle 9 fasi di cui il gioco si compone – tutte ispirate alle più famose location della serie – è divisa in due atti: il primo in side-scrolling, il secondo in 3D. A volte è complicato adattarsi al volo al diverso sistema di controllo (il Sonic moderno è dotato di una serie di abilità che quello classico non aveva), ma superato l’attimo di smarrimento inizi a godere appieno dei frutti del grandissimo lavoro di level design. E poi ci sono le attività collaterali, tantissime e tutte diverse (dalle sfide a tempo a quelle con gli storici personaggi secondari) necessarie per sbloccare la sfida boss e avanzare quindi alla prossima sezione (chiamiamola mondo, che fa tanto anni 90).

È chiaro, comunque, che non è tutto rose e fiori, perché se da un lato abbiamo ritrovato la perfezione (mi riferisco ai livelli in 2D), dall’altro ogni tanto si ripresentano quei problemi – fisiologici, direi – che hanno da sempre afflitto l’esperienza tridimensionale del porcospino (leggi: cadere in un burrone che hai cercato di evitare in tutti i modi). Pazienza, perché anche con il Sonic moderno non mancano le fasi bidimensionali, chiamiamole così. Fasi che per me restano, e sempre resteranno, l’habitat naturale della serie. Menzione d’onore, invece, al doppiaggio, ma giusto perché – per la prima volta nella storia – è in italiano (non che se ne sentisse la mancanza o la necessità), mentre sulla grafica è inutile metter bocca: quei colori così sgargianti li sa fare solo Sega e ogni livello (anche la già citata Green Hill Zone) è ricco di particolari – fin troppi, in certe occasioni.

Insomma, con Sonic Generations, Sega ha riacquistato la memoria. Adesso, prima di una nuova amnesia, che mi auguro non si presenti mai, è tempo di rimettersi al lavoro, perché il prossimo Sonic (e non mi riferisco a Sonic 4: Episodio 2) lo voglio ancora più bello. Ancora più Sonic.


Sviluppato dal Sonic Team e pubblicato da SEGA, Sonic Generations è disponibile dal 4 novembre per Xbox 360, PlayStation 3, PC e Nintendo 3DS.

Potrebbe interessarti anche...

  • Simone Ferraro

    Ma che bell’articolo!!! scritto bene e lo sottolineo! perchè sempre più spesso le recensioni (ovvero le “nostre” opinioni) vengono riempite di paroloni, argomentazioni tecniche ecc. ecc…. mentre ci si dimentica di una cosa fondamentale, noi videogiochiamo per passione oserei dire per “amore”… ed è proprio quello che ritrovo quando leggo gli articoli qui su XboxWay! anche se lo avevo già fatto vi rinnovo i complimenti… mentre per tornare in tema Sonic, direi semplicemente ERA ORA! ma com’è possibile che SEGA sia caduta così in basso?!? ovviamente escluso questo ultimo Sonic Generation… 

  • http://www.geekjournalist.it Sergio Giannone

    Ciao Simone, è davvero bello leggere commenti come il tuo. Mi danno una carica che nemmeno puoi immaginare. Grazie mille :)

    Per quanto riguarda Sega, credo che il problema negli ultimi vent’anni sia stata una specie di crisi d’identità. La causa non te la saprei dire, così su due piedi. Forse non lo sanno neanche loro.