Ho appena scoperto di essere un coreografo. Ho ballato, mi sono registrato, ho condiviso i miei passi con un amico. E non so cosa pensare del fatto che non sia capace di ripeterli con precisione (sono scarso io o lui?), ma so che mi sono divertito.

Non voglio dire che con Dance Central non mi divertivo, no. Semplicemente, con Just Dance 3 mi sono divertito in modo diverso. Perché, a discapito della natura che condividono, di due giochi diversi si tratta e come tali vanno trattati. Poco importa se Ubisoft, per l’esordio della serie su Kinect (dopo il primo approccio al ballo controller-free con Michael Jackson: The Experience), ha copiato pari pari i menù del titolo Harmonix. Just Dance 3 è un altro gioco, in tutti i sensi.

È diverso innanzitutto l’approccio visivo. Super colorato, ultra vivace. Questo la dice lunga sull’esperienza che il prodotto Ubisoft si propone di offrire – riuscendoci – al giocatore: accessibilità e spensieratezza. Due aggettivi che si traducono in coreografie semplici ma non banali, una track-list composta di brani appartenenti a generi piuttosto diversi tra loro (dal rock al pop, passando per l’R’nB), ma con un minimo comun denominatore: la notorietà. Katy Perry, Queen, LMFAO, Rihanna, Lenny Kravitz, Britney Spears, Beyoncè. Insomma, tanta roba.

Quelle appena dette, d’altronde, sono le caratteristiche che contraddistinguono la serie Just Dance fin dalla sua nascita, nel 2009, sui lidi Nintendo. E che oggi ritroviamo per la prima volta su Xbox 360, con un supporto a Kinect praticamente perfetto sotto ogni punto di vista. Precisione nella rilevazione dei movimenti, possibilità di giocare in quattro contemporaneamente (alcune canzoni sono dotate di coreografie appositamente studiate per più ballerini) e una modalità inedita per la creazione (e registrazione) delle proprie mosse. La novità che più spicca, di fatto, tra quelle introdotte: si possono anche scaricare le coreografie create dagli altri utenti; peccato che la condivisione sia limitata solo ad alcuni brani. Non mancano, comunque, novità meno eclatanti ma degne di nota: come il nuovo sistema di ricompense a fine brano, in grado senza dubbio di garantire un’esperienza allettante anche a chi gioca da solo.

Dicevo. Mi sono divertito in modo diverso con Just Dance 3, rispetto all’apprezzatissimo Dance Central. Ma è quantomai un giudizio soggettivo: di fronte alle coreografie del titolo Harmonix dici: “che figata, voglio farlo anch’io!”. Poi, magari, non ci riesci. Con Just Dance? Al contrario, sei perfettamente in grado di replicare i movimenti della sagoma sullo schermo (peraltro molto fluida, i ballerini non sono dei personaggi poligonali, ma sagome vere e proprie delle loro controparti reali, registrate in motion-capture: in HD rendono benissimo). È un discorso di target, quindi. Due prodotti simili ma profondamente diversi, che si rivolgono allo stesso pubblico, ma su fasce opposte. Quella di Just Dance è la fascia dei ballerini fai-da-te, di quelli che ballano mentre cucinano o fanno le pulizie, ascoltando la radio.

Questo non significa che i più bravi, gli stessi che magari riescono a portare a termine (con successo) le coreografie più difficili di Dance Central, non possano trovare in Just Dance 3 un valido prodotto. Perché il titolo Ubisoft si presta benissimo alle serate con gli amici, molto meglio di quanto non riesca a farlo il rivale di casa Harmonix (basti pensare che i brani includono i testi in stile karaoke, in basso). Direi che si tratta quindi di due prodotti non solo diversi ma, se vogliamo, addirittura complementari. E in questa strana coppia, Just Dance 3 è, senza alcun dubbio, il gioco dal carattere più frizzante.

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