Halo, Master Chief e il tramonto

Halo, l’innovazione e l’attesa: le verità di 343 Industries

di • 12 ottobre 2011 • Videogames, inc.Commenti (2)2152

Esistono giochi noiosi e giochi divertenti. Penso, è la stessa filosofia su cui Sergio ed io abbiamo improntato la nuova avventura di XboxWay, che fondamentalmente i giochi vadano valutati in questo modo: noiosi o divertenti. Stop. No way out. Halo non fa eccezione, per sua (s)fortuna.

Halo. Uno dei titoli più amati nella storia dei videogiochi e, per questo motivo, uno dei più discussi, di quelli che c’è gente completamente impazzita per un’armatura verde e gente che, con quell’armatura, ci farebbe dell’acciaio fuso per riparare il rubinetto che perde. Se ci seguite da qualche anno, immagino saprete a quale categoria il sottoscritto appartenga – in caso contrario, aspettate con curiosità la nostra opinione su Halo Anniversary.

“Penso che le persone si annoino delle cose che diventano noiose. Questi prodotti (riferendosi alla serie infinita Mario, ndR) continuano a mantenersi freschi e a portare qualcosa di nuovo. Noi pianifichiamo sempre di portare qualcosa che sia innovativo e mantenga fresca la storia, è così che si evita di affaticare un franchise.”

Parole di Frank O’Connor, un tizio dal nome vagamente napoletano che ha lavorato, al servizio di Halo, sotto i marchi Bungie e 343 Industries. Parole sante, le sue, ma comunque parole che vanno pesate; parole che vanno verificate nei fatti.

Vediamo un po’ che innovazioni hanno portato i vari episodi della serie Halo, vediamo se i risultati – stupefacenti – ai botteghini sono meritati, frutto di un universo magistralmente ricreato o figli di quello che definisco il fattore Halo. Un fattore costituito da non si sa cosa, un mix di fortuna (a quei tempi Xbox = Halo senza alcun dubbio) e gameplay che faceva il suo compitino portando gli sparatutto degnamente su console. Vediamo.

Halo: Combat Evolved (6.43 milioni di copie) verrà ricordato, smentitemi se sbaglio, per l’ampiezza delle ambientazioni, per il fatto che queste fossero completamente ricoperte di nemici dall’intelligenza vibrante e di mezzi sgangheratissimi, tipo l’amabile Warthog, con cui viaggiare in compagnia di altri marine. E questo non è poco, direi, l’identità c’era eccome. Halo 2 piazzò 8.43 milioni di unità. Un sequel sulla falsariga del predecessore, forse un tantino più “chiuso” e scuro nelle location. L’introduzione primaria riguarda il passaggio da un mitra automatico simil-alieno a un’arma semi con un design maggiormente human-inspired. E, naturalmente, il fatto che ne potessimo gestire ben due in contemporanea aggiunse molta più frenesia al già complessissimo quadro ludico. Peccato per quel non-finale… che ci porta direttamente tra le braccia di Halo 3 (11.34 milioni, il più venduto), primo capitolo next-generation della saga di Master Chief. Il principale riscatto deve venire dalla storyline: Bungie lo sa, e infatti lavora di fino sulla chiusura della guerra tra Covenant e umani. Un capitolo che rimarrà nella storia per quel “finish the fight” e per il multiplayer spinto all’ennesima potenza dopo un ep. in grandissima forma sotto questo aspetto, insomma, più che per il comparto tecnico tanto sbandierato nei giorni dei Bungie Update. La rivalità con Gears of War si fece sentire molto, in tal senso, e lo scontro non fu propriamente favorevole al soldato John. Sorry about that.

Un momento di riflessione su Halo 3. La consacrazione del franchise a simbolo di Xbox e Xbox 360 non ebbe il merito di innovare come, invece, avevano più o meno fatto i predecessori. E questo è sintomo di quanto l’attesa intorno a un titolo influisca a renderlo mitico, leggendario, a ricoprirlo di quell’aura per cui quasi ti dimentichi di cosa stai aspettando: aspetti e basta. Altrimenti non mi spiegherei la leggerissima flessione di ODST (5.91 milioni, lovely), in cui per la prima volta potemmo giocare alla bella modalità Sparatoria – grazie, Epic -,  e Halo: Wars, che portò un’autentica rivoluzione di prospettiva e risultò, in definitiva, il meno popolare con “soli” 2.10 milioni di unità mossi nel mondo.

Reach segna invece l’addio di Bungie alla serie ed è dunque da tenere in considerazione l’aspetto romantico della release: gli 8.74 milioni di DVD venduti intorno al pianeta sembrano più un tributo alla software house di Seattle che un’enorme aspettativa intorno al multiplayer più giocato di sempre (almeno dal sottoscritto, mi è piaciuto davvero molto). Se non altro, però, l’innovazione reclamizzata da O’ Connor c’è di sicuro: nuovi protagonisti, nuova location, nuova grafica. Niente male per un commiato.

Quindi, in conclusione, sottoporrei al Frankie nazionale (nella mia lista al secondo posto dopo Lampard) questa domanda: credi sul serio che i dati di vendita combacino con le reali qualità del gioco? La mia opinione in merito la costruirò sulla release di Halo 4, il primo capitolo della saga a doversi confrontare con il mercato aperto, a doversi ridefinire per piacere senza alcuna raccomandazione. Voi, XboxWayer, da che parte state?

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  • Filippo Tozzi

    Io sto dalla parte di Halo. Perchè lo amo, amo tutto di lui, dalla grafica al design, passando dalla colonna sonora senza pari ai personaggi. Ho saputo apprezzare la grafica di Halo 3 quando gli altri ne facevano un difetto, ho amato – e amo ancora – il suo multiplayer, sono letteralmente impazzito per ODST e le sue cupe atmosfere, tristi, piovose, con quel pizzico di Jazz nella OST (mi sbaglio?) e la città esplorabile.. E Reach, beh, Reach per me è stato l’apice di tutto.

    Quindi sto dalla parte di Halo, e di chi lo sta creando, indipendentemente da chi sia. Ricordando Bungie con la maglietta del mio avatar, confido in Frank e 343 perchè una cosa è certa: amano Halo tanto quanto lo amo io.

    E finchè c’è amore, avremo sempre dei giochi fantastici, anche se magari non porterà di nuovo la rivoluzione nell’industria videoludica. Li aspetterò e li comprerò, semplicemente perchè mi piace e mi diverte.

    • Anonimo

      Davvero, ODST è piaciuto enormemente anche a me. Forse persino più di Halo 3, che era come tornare a casa. Se volevi qualcosa di diverso ma che sembrasse ancora Halo, dovevi prenderlo. Davvero, piaciuto un sacco, e per gli stessi motivi che dicevi tu (la mia recensione all’epoca fu piuttosto polemica, se ricordi…).

      Su Reach non ci piove, il feeling con lui è stato la summa di Halo, Halo 2 e Halo 3, aveva un pizzico di tutti i predecessori pur essendo più maturo. Perché più matura era diventata Bungie e si sentiva.