Il rumore dei nemici. Josè Mourinho, all’epoca allenatore dell’Inter, usò questa espressione per parlare delle discussioni partorite da chi lo invidiava e, sotto sotto, lo venerava. Un’espressione che sento di poter usare anche per Battlefield 3, sulla cui beta ho messo le mani sia in edizione PC che per le mie console: in maniera diversa, certo, ma il caos provocato da granate e mitra rivali non può essere (anche) così definito?
La parentesi calcistica, sempre più associabile nei modi e nei contenuti a quella battagliera dei videogiochi, è utile per spiegare quanto sia stato divertente entrare per la prima volta nella metropolitana di Battlefield 3: un inferno in cui gente come me, a caccia di immersione ed emozione videoludica che da tempo latita, allarga il proprio ghigno di soddisfazione e inizia a sparare ovunque capiti, purché ammazzi il tempo e i nemici. Che cadendo provocano rumore, eccolo là.
Pur mancando dei veicoli, segno distintivo della saga rispetto all’Activision Call of Duty, Operation Mètro è molto indicativa dell’esperienza che DICE vuole consegnare ai propri fan. Differentemente da Bad Company 2, il terzo episodio del filone principale intende portarci la guerra in casa: lo fa con scenari cittadini il cui impatto è devastato e devastante: una metropolitana ridotta in quelle condizioni farebbe impazzire di paura quelli che, tipo gli spagnoli a Madrid, hanno davvero vissuto l’incubo dell’attentato sotterraneo. Noi non l’abbiamo fatto e, pertanto, possiamo goderci la baraonda di suoni e calcinacci che, crollando dal soffitto bucato, minacciano la nostra incolumità.
E, poi, che ampiezza: la mappa in questione, l’unica che è ad oggi possibile provare su Xbox 360 e PS3, è semplicemente enorme. Sebbene sia divisa negli scompartimenti tipici della modalità a obiettivi Rush, Mètro contribuisce a mostrare le qualità sulla breve e lunga distanza dell’armamentario, tra cui spiccano l’RPG degli ingegneri e l’immancabile carabina-per-niubbi. Piccolo ma presente, invece, lo spazio per i cecchini che godono di una buona visuale tra gli edifici di Parigi, in cui, tra l’altro, si fa notare come non mai il marchio di fabbrica della distruttibilità ambientale.
Il vero tasto dolente, oltre ai numerosi bug dei quali si lamenta l’utenza ma che io, in tutta sincerità, non ho beccato, è il comparto grafico. Mostrare Battlefield 3 nella sua versione PC è stata un’ottima mossa di marketing ma una scelta poco saggia per il cuore (e gli occhi) dei possessori di una console: il downgrade è netto e, pur continuando a sperare in un assottigliamento delle differenze nell’immediato futuro, non credo che le cose riusciranno a cambiare. L’impressione attuale è che, tra tearing e sensazione generica di bassa definizione, il team di sviluppo abbia fatto persino meglio su Bad Company 2, approfittando della maggiore esperienza nei campi aperti piuttosto che in quelli ristretti.
Senza appellarmi ai problemini strutturali che perseguitano le beta di questa generazione, dunque, affermo che il team di Stoccolma avrà molto da lavorare per mostrarsi all’altezza della sua consueta nomea tecnica: pur giocando a pressoché tutte le piattaforme, infatti, scrivo per un sito che si chiama XboxWay e che, guarda un po’, fa di Xbox 360 il proprio punto di riferimento. Ho anche qui amato i meccanismi oleati del gameplay e rimango inamovibile nel mio divertito giudizio, ma non vorrei trovarmi presto costretto a suggerirvi di potenziare il PC di casa e godervi il vero comparto grafico di Battlefield 3 su lidi diversi.
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