Ho preso in mano la custodia di Driver: San Francisco e subito mi è tornato in mente il primo episodio per PlayStation. Il dejà-vu è durato giusto il tempo di inserire il disco nella console: a quel punto, la sensazione è stata quella di trovarmi di fronte a una puntata di Starsky & Hutch o, meglio, di Bo & Luke. O forse un misto di entrambi, a parte il fatto che, a un certo punto dell’avventura, mi sono ritrovato a guidare un’Alfa 159. Non penso ci fossero le Alfa 159 ai tempi di Bo & Luke. E poi non era solo quello…
La San Francisco del nuovo Driver, ad eccezione delle automobili del XI secolo, non è molto diversa da quella anni 70 che abbiamo imparato a conoscere al cinema e in TV (complice anche la scelta di usare dei colori poco saturi), protagonista di inseguimenti all’ultimo speronamento e sottofondi di musica Hippy (per la cronaca: il protagonista del gioco, comunque, non è Steve McQueen).
L’assenza di McQueen e la presenza dell’Alfa 159, però, non sono le uniche differenze. Driver: San Francisco ci mette dentro anche il sovrannaturale e, credetemi, la cosa è meno assurda di quel che sembra. Il nuovo sistema Shift, messo a punto dal team di Ubisoft Reflections, è proprio ciò che ci voleva per ridare vigore a una serie che si era persa negli anni. E chi se ne frega se inizialmente tutto sembra non avere alcun senso: ragazzi, è divertente. Uno si aspetta il solito racing cittadino, qualche inseguimento su e giù per le strade di San Francisco, e invece si ritrova a saltellare da un’auto all’altra, in tempo reale. Ti senti un Dio. Eh sì, perchè shiftando, il protagonista Tunner prende letteralmente il controllo di qualsiasi automobilista nell’area di gioco (una San Francisco ricreata peraltro molto bene). Ci entra proprio dentro: la sua coscienza si stacca dal suo corpo e si innesta in quello di un altro.
Assurdo, ok. Ma le conseguenze sul gameplay sono quantomeno interessanti. Stai inseguendo un imbecille (in una delle missioni secondarie un tizio viene definito imbecille senza motivo, non chiedetemi il perché)? Shifti all’interno di un’auto che viaggia in direzione opposta (basta premere un tasto per attivare il potere e subito si viene catapultati in alto nel cielo, con un bel mirino tondo al centro dello schermo), ne prendi il controllo e boom! Un bel frontale. Fine della corsa. Credo che l’esempio renda bene l’idea delle potenzialità e dell’originalità di questo nuovo strumento. Tunner lo ottiene a seguito di un incidente all’inizio del gioco, e la modalità Storia – le cui missioni vanno sbloccate completando gli eventi secondari (si scelgono girando per la città in stile Test Drive Unlimited) – vi porterà all’inseguimento di Jericho, un criminale evaso, vecchia conoscenza per chi ha giocato Driver 2 e l’episodio successivo.
Tante le auto da sbloccare e acquistare (addirittura si possono comprare vari garage dove custodirle) e bei modelli di guida, tutti piuttosto diversi tra loro a seconda dell’auto, pur restando lontani dalla simulazione. Ah, non si scende mai dal veicolo, quale che sia. Non aspettatevi di passeggiare qua e là, e neanche di spiaccicare pedoni a destra e a manca. Gli incidenti sono all’ordine del giorno (non c’è missione che non sia caratterizzata almeno da un tamponamento): se fosse stato possibile, avremmo avuto una carneficina. E poi, i pedoni che fanno Superman per scansarvi non sono meno assurdi del potere di cui disponete. Massima coerenza.
No, a parte gli scherzi. Driver: San Francisco è una bella mossa. Un bel prodotto che mi ha divertito e che anche in multiplayer dice la sua. Lo stesso potere viene sfruttato per dare una nuova chiave di lettura alle classiche competizioni online (molto bella la modalità Ce l’hai – “sì, ce l’ho…” (cit.) - una sorta di Cattura la bandiera su quattro ruote), e per di più, a differenza della modalità Storia, qui lo Shift è limitato da una barra da riempire a furia di alta velocità, derapate e sorpassi. Ottimo, Ubisoft.
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Liopold94
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http://www.geekjournalist.it Sergio Giannone
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