TGS 2011, Konami: Nuovi trailer giocati per Silent Hill e Neverdead

di • 19 settembre 2011 • NewsCommenti (0)562

È una Konami in balia di (pochi) alti e (tanti) bassi quella che emerge dai trailer diffusi nel post-E3 2011. Da un lato, Silent Hill: Downpour non sembra – per ora – in grado di scacciare la crisi da un marchio storicamente poco fortunato; dall’altro, Neverdead alterna qualche idea originale a una realizzazione, sia tecnica che stilistica, su cui è lecito sollevare più di un dubbio.

Partiamo dall’inizio. Silent Hill: Downpour, o Alan Wake 2 se preferite (ma non troppo: qualcosa del genere non uscirebbe dalle mani degli sviluppatori Remedy neppure dopo una sbronza), narra le vicende di Murphy Pendleton, un galeotto che per sua (s)fortuna si ritrova a vagare per Silent Hill dopo essere scampato a un incidente in autobus. L’autobus non era diretto al parco di Yellowstone, se ve lo state chiedendo, e la clip evidenzia le torture psicologiche cui era sottoposto il delinquente.

Tra i proclami di quei poveretti di Vatra Games (un’altra software house nata e destinata alla chiusura per le smanie di Konami), la maggiore componente esplorativa in un contesto comunque da survival horror. Qualcosa di fedele e un paio di libertà, giusto per mostrare la personalità (??) degli sviluppatori. Dio salvi Silent Hill.

Neverdead. L’idea che in un gioco non si muoia (praticamente?) mai è interessante; specie se accostata al fatto che gli arti dei protagonisti possano più o meno realisticamente saltare, spappolarsi e via dicendo. A un concept intrigante, però, va ad accostarsi una realizzazione tecnica piuttosto acerba (non riuscire a mostrare un paio di scene dal frame-rate stabile, in un trailer per la fiera videoludica di casa…) e uno sviluppo artistico a tratti offensivo.

I canoni dell’humor giapponese si ripetono manco piovesse – la popstar, il mostro vestito da Arlecchino e chiamato Sangria – e ripercorrono anche il sentiero attraversato dal recente Shadows of the Damned. Come se non bastasse, il team di sviluppo ha voluto strizzare l’occhio anche al mercato occidentale, creando un’autentica accozzaglia di stili: i due protagonisti sembrano presi pari pari dai Resident Evil dei vecchi (ahimè andati) tempi, col tocco di classe nipponica – il reggiseno della signorina in bella vista – sempre pronto a colpire.

Mi ero ripromesso di non sfasciare nessuno dei due titoli ma, eccoci qua, di fronte a una recensione anticipata di quelli che, a fine anno, potremmo non contare tra i migliori titoli dei precedenti dodici mesi. Naturalmente, continuo ad aspettare entrambi con comprensione e quel briciolo di pazienza che mi resta.

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