Rassegniamoci: anche F.E.A.R è diventato uno sparatutto da cinque-sei ore. Non che abbia mai messo in cima alle sue caratteristiche la longevità; non che il sottoscritto ne faccia una condicio sine qua non. Ma, concludendo la campagna fatta di scenari da massimo quaranta minuti ciascuno (con l’ultimo di appena quindici), viene da chiedersi se un titolo del genere, nato fondamentalmente come horror, riesca a raggiungere le vette che gli competono in così poco tempo.
La domanda me la sono posta, la risposta me la sono data: no che non ci riesce. Un prodotto così dovrebbe vivere di ritmi lenti e scanditi progressivamente quasi come su una scaletta predefinita. Poco originale? Certo, ma almeno rientrerebbe nei dettami di un genere che non smetterà mai di esistere e di affascinare i videogiocatori. Un incipit più o meno corposo (basta quello del primo F.E.A.R., bei tempi andati), qualche segno di paranormale, l’incontro con i mostri della peggior specie, la quiete dopo la tempesta e la soluzione finale. Non ho la pretesa di spiegare certe cose a chi crea giochi per mestiere; ho la consapevolezza invece che Warner Bros abbia chiesto ben altro a Day 1 Studios – Monolith, per fortuna, ha salvato il suo buon nome – e che dunque il franchise, per come lo conosciamo noi "della vecchia guardia", sia ormai compromesso.
[img alt='Alma è già andata in vacanza: pochissime le apparizioni della bambina più celebre dei videogiochi. Questo la dice lunga sul rispetto che questo episodio ha avuto nei confronti della saga. ' align='center' width='400']/immagini/Articoli/category1505/picture114536.aspx[/img]
F.E.A.R. 3, infatti, è uno shooter monocorde, pure gradevole, ma senza alcun picco. I livelli scivolano via tutti uguali, e non per colpa di un level design comunque appena discreto. Il problema è che, esclusi i mega-soldati geneticamente modificati che tenteranno di massacrarvi in due-tre occasioni e la penuria di munizioni a cui dovrete fare l’abitudine, mancano avversari degni di nota: l’avventura è corta di suo, ok, ma questa sensazione è amplificata proprio dalla scarso imbarazzo in cui i nemici riusciranno a mettere l’utente. Peccato perché l’intelligenza artificiale, fiore all’occhiello della saga, fa ancora il suo dovere e il comparto tecnico, pur non avendo fatto salti di qualità rispetto al secondo episodio, tiene il passo con le produzioni di livello simile.
Cosa può spingere l’utenza Xbox 360, dunque, a scegliere F.E.A.R. 3 piuttosto che il già recensito Alice: Madness Returns e l’upcoming Duke Nukem: Forever? Ben poco. Se, come me, provate un certo piacere nel dire "quel gioco l’ho finito", lo shooter della casa di Bugs Bunny fa decisamente al caso vostro; idem qualora abbiate un certo interesse nel vedere spiegati alcuni risvolti della storia di Fettel e Point Man, che renderanno l’avventura, in più di un caso, una sorta di enorme flashback da sequel ammuffito. Altrimenti, ignorato il multiplayer che propone null’altro rispetto a una rivisitazione poco ragionata dell’onnipresente modalità Orda di Gears 2, potrete sul serio fare a meno di un more of the same buttato nella mischia di questa calda estate 2011.
6.5 |
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