Recensione – Call of Duty: Black Ops (Xbox 360)

di • 17 novembre 2010 • RecensioneCommenti (0)799

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Titolo: Call of Duty: Black Ops
Genere: FPS
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Treyarch
Publisher: Activision
Data di uscita: 9 novembre 2010

La domanda fondamentale è: “qual è la vera grandezza”? Risiede essa forse in chi crea, oppure in chi perfeziona? Meritano maggior credito i fratelli Wright o chi ha progettato i Boeing 747? Prima di addentrarsi nell’esame di un gioco come Call of Duty: Black Ops è forse il caso di trovare la nostra personale risposta a tal quesito, poiché da esso possiamo trarre primordiali conclusioni sul valore intrinseco del titolo.

[img alt='La drammaticità di alcuni momenti è degna dei migliori action hollywoodiani.']/immagini/Articoli/category1505/picture113759.aspx[/img]

Chiediamoci perché milioni di giocatori ogni anno si lanciano affamati sull’ennesima zuppa riscaldata, con qualche spezia in più, giusto per renderne diverso il sapore ai palati meno sopraffini: la risposta la troviamo parzialmente nella qualità della zuppa, davvero eccellente… ma pur sempre di zuppa si tratta; sarà che preferiamo la nutella. Avrete già capito da soli che chi vi scrive non è un grande fan della serie, pur riconoscendone il valore e, soprattutto, non è un grande fan di Treyarch, che del copia-incolla hanno fatto una religione pagana; rileggendo la nostra  recensione di World at War troverete spunti di riflessione che non vale la pena riportare qui, ma che sono tristemente applicabili a questo gioco. In effetti, potremmo serenamente diventare  seguaci del copia-incolla e riproporvi lo stesso articolo, cambiando sagacemente i dettagli ed aggiungendo un paio di acuti paragrafi sulle novità; la tentazione è forte, ma ci asterremo, non ce  ne vogliate però se saremo costretti a ripeterci, anche a causa degli sviluppatori.

La zuppa di quest’anno viene scodellata nella metà degli anni 60, nel “bel” mezzo della guerra fredda, e si dipana coprendo svariati drammatici scenari, più o meno storicamente veri, ma state tranquilli: avrete la vostra sana razione di Vietnam, avanzato dal precedente episodio; per gli americani deve trattarsi di una forma di revisionismo storico digitale, un modo per riscrivere quella guerra e convincersi di non essere stati presi a calci nel culo, nonché, lasciatecelo dire ora e per sempre, il modo di Treyarch per propinarvi livelli claustrofobici ed infidi, stipati di combattivi omini gialli auto rigeneranti ed ogni altro alimento per la vostra frustrazione: il marchio di fabbrica di questa amabile software house. A spezzare invece un trend consolidato della serie compare una trama degna di questo nome, seppur presa abbondantemente in prestito da alcune apprezzabili pellicole hollywoodiane di fantapolitica. Alex Mason, il nostro eroe di turno, vive una sorta di incubo indotto, forzato da misteriosi rapitori a ricordare i peggiori episodi della sua vita bellica (che noi giocheremo), al fine superiore di ricostruire il mistero di cui è depositario. Uno sforzo creativo almeno apprezzabile, che soffre di una certa frammentazione a causa del continuo girovagare spazio-temporale e di una narrativa un po’ insipida. Di certo questa storia ha dato la stura a numerose location intriganti e situazioni avvincenti, un bel passo avanti rispetto ai tempi in cui venivamo chiamati ad impersonare tre o quattro soldati diversi senza filo logico alcuno.

Nessuna novità invece sul fronte della durata dell’avventura, che si attesta sulle ormai tristemente classiche 6-8 ore: sono ore che passano veloci, imbottite di eventi ed azione varia in grado di intrattenere soddisfacentemente, ma troppo spesso vittime della frenesia, capaci di indurre una sorta di stress per l’eccesso adrenalinico. Tale concitazione affiancherà il giocatore quasi senza soluzione di continuità per l’intero corso della campagna, segno purtroppo di un ulteriore imbarbarimento dei principi del gioco, da sempre povero di contenuti strategici, ma decisamente consegnato all’epilessia bellica in questo nuovo capitolo; traetene le debite conclusioni e non dimenticate la deprecabile rigidità del sistema di gioco, vittima da sempre dei suoi script e checkpoint, anche se quest’ultimi paiono sensibilmente più numerosi e la percentuale di inceppamento del meccanismo è stata significativamente bassa rispetto ai precedenti titoli.

[img alt='Notevole il lavoro svolto sulle variegate ambientazioni.' align='center' width='400']/immagini/Articoli/category1505/picture113761.aspx[/img]

Questa orgia teleguidata di adrenalina e proiettili si mostra notevole dal punto di vista grafico: Treyarch non ha mai lesinato impegno nella riproduzione maniacale di scenari ed epoche, riuscendo sempre ad impressionare e così anche, furbescamente, sviare in parte certe note critiche. Il motore grafico inappuntabile muove questo variegato universo dal dettaglio persino esagerato ma parso un filino inferiore per alcune texture ed animazioni a Modern Warfare 2, pur nel suo ragguardevole valore assoluto. Meno travolgente il comparto audio, non tanto nel doppiaggio italiano, che si rivela accettabile seppur distante dall’auspicabile eccellenza della versione inglese, che vanta attori di primo piano quali Gary Oldman e Ed Harris, quanto nell’ormai reiterata carenza di effetti di alta qualità. Permangono infatti i limiti di resa delle armi, che contribuiscono, insieme ad una certa “leggerezza” nella loro fisica, a ridimensionare in negativo la sensazione di potenza e realismo nell’utilizzo del vostro pur esaustivo arsenale.

Esaurita con soddisfazione per trama e qualità, anche se troppo velocemente, la campagna in singolo, il valore di rigiocabilità del titolo consterebbe unicamente del classico livello di difficoltà estremo, quel “veterano” che popola gli incubi di molti ed ha riempito da solo diversi cimiteri di innocenti pad, grazie soprattutto al malcelato cheating della IA avversaria. E’ però evidente che durata di vita di titoli come Call of Duty non verte, ormai, sul single-player, motivo per il quale gli sviluppatori di questo mondo si possono permettere di snocciolare campagne minimaliste senza preoccuparsi delle vendite, che vengono compensate dalla folta schiera degli amanti della sfida online, per i quali basta creare un adeguato pacchetto di mappe e fornire potenti server. Ma, al di là della mia poco velata critica allo stato attuale del gaming e delle politiche degli attori del settore, occorre riconoscere che l’offerta di questo titolo in tal senso è di primissimo rilievo. Infatti, almeno in questo comparto, Treyarch ha dato prova di fantasia e cura per l’utenza, ritoccando meccaniche già consolidate e creando azzeccate nuove modalità. Piena approvazione per il nuovo Allenamento, una sorta di multiplayer virtuale, giocabile offline contro bot, grazie al quale anche i giocatori senza accesso a Live potranno assaggiare bocconi dell’esperienza online, mentre i più niubbi potranno allenarsi senza rischio di danni mentali permanenti – cosa più che probabile qualora si lanciassero, pura carne da macello, in arene ormai popolate in larga parte da killer irridenti.

[img alt='Le fasi in elicottero sono tra le novità introdotte da Black Ops.']/immagini/Articoli/category1505/picture113760.aspx[/img]

Ma è nel multiplayer vero che si registra il colpo di coda dei Treyarch, non già nel pacchetto mappe, variegate come scenari ma forse un filo troppo simili nel loro insieme, quanto nella nuove modalità e, soprattutto, nell’introduzione dei COD Points, una sorta di moneta virtuale che accumulerete assieme alla classica esperienza e che vi consentirà di accedere ad una pletora di personalizzazioni del vostro arsenale. Ma non solo: un po’ come nel mondo reale, tale valuta diverrà fin troppo importante e rappresentativa, regalando però nuove forme di gratificazione nella scalata alla ricchezza; a tal uopo, Treyarch ha ideato meccaniche accattivanti quali le variopinte sfide sotto forma di contratti che potrete accettare, che vi proporranno obiettivi speciali da portare a termine nelle partite multi entro un dato lasso di tempo, fruttando in caso di successo non solo grossa esperienza, ma anche l’altrettanto gradita moneta virtuale. Il circolo vizioso viene poi chiuso con l’introduzione della modalità Scommesse, a cui accederete puntando i vostri sudati punti e che solo combattendo egregiamente vi vedranno guadagnare vil pecunia (viceversa perderete anche la quota di partecipazione, senza né se né ma). L’accesso a queste modalità vi catapulterà in mappe in cui vigono regole particolari, quali imprevedibili rotazioni di armi o limitazioni delle stesse: davvero stimolante. La software house californiana sembra davvero aver trovato il bandolo della matassa in questo ambito: quale miglior stimolo per il giocatore che puntare sulle proprie qualità per accumulare bottino re-investibile?

A completare l’offerta multi rimane l’ormai nota orda zombie, che ritorna senza particolari stravolgimenti – non che ve ne fosse bisogno; si tratta dell’unica opzione co-op rimasta nel titolo e presenta nuove mappe nonché la peculiare possibilità di utilizzare le skin dei personaggi famosi incontrati durante la campagna; si segnala peraltro per il leggermente imbastardito livello di difficoltà. Un’ultima menzione merita l’opzione Cinema, simile a quella vista in Halo: una vera chicca grazie alla quale potrete rivedere le ultime dieci partite online, circa, con tanto di visuali modificabili e diverse opzioni a disposizione, che vi consentiranno di montare dei filmini delle vostre gesta eroiche ed altro ancora.

Treyarch…Treyarch. Se solo ci provassero, volerebbero ben più vicini ai fratelli Wright di tanti altri developer che vivacchiano altrettanto “gloriosamente”. È forse questa mancanza di coraggio che ci fa avvicinare ad ogni loro gioco con malcelata repulsione, salvo poi restare soddisfatto, come ancora oggi, dal loro prodotto, per quanto sembri intellettualmente e concettualmente censurabile. La bontà del titolo non deve però costituire una facile attenuante in questa sede: una buona zuppa resta una zuppa, forse persino più amara al pensiero che lo chef aveva tutti gli ingredienti e capacità per preparare una sacher torte.

Valutazione Generale

Presentazione 8.5
Molto evocativo nella sua introduzione che si affaccia su menù chiari e ricchi di opzioni; gli intermezzi sono forse un po’ troppo convulsi e confusionari, e tendono a svilire il pathos della narrativa.

Grafica: 8.5
Gli ambienti, così variegati tra loro, sono resi eccellentemente; l’atmosfera bellica, la distruzione e desolazione bucano lo schermo; non sempre eccelsi altri aspetti delle animazioni e texture, stabile il frame-rate, rivedibile il lip-sync;

Sonoro: 7.5
Un buon doppiaggio italiano, effetti non sempre adeguati ed una colonna sonora particolarmente azzeccata, con particolare attenzione a certi brani che ricostruiscono l’epoca d’ambientazione; in tutto ciò spicca però per assurdità la scelta di Eminem sui titoli di coda.

Gameplay: 8,5
La campagna, parafrasando i Dire Straits, è il solito, pur spettacolare, “tunnel of war”, con i suoi rigidi percorsi scriptati; ma il multiplayer presenta un notevole grado di innovazione e perfezionamento.

Longevità: 9
Sbrigata la pratica single-player, si spalancheranno le porte dell’online, che resteranno ben aperte probabilmente fino al prossimo COD, per quanto nebuloso appaia il futuro, grazie anche ai sicuri DLC in preparazione.

Multiplayer: 9
Inutile dire che siamo al cospetto dell’eccellenza del multiplayer dei prossimi mesi; non solo per acclamazione popolare, ma per meriti conquistati sul campo con nuove modalità e meccaniche di crescita; peccato che la frenesia del gameplay basico si rifletta anche su comparto multi, in cui trovano poco spazio la riflessione e la strategia.

Voto complessivo: 8.5

Vi aspettavate un voto più alto? Anche noi, o forse dovremmo ammettere di aver perso le speranze. Le difficoltà nel valutare un gioco del genere sorgono dai diversi sentimenti che premono per essere ascoltati: dalla frustrazione per il deja-vu alla soddisfazione per l’ottima fattura, dalle piccole gioie per la crescita online alle imprecazioni per la scorrettezza della CPU a livello veterano; tante vocine che urlano tutte insieme, per farsi sentire. Ma in fin dei conti, forse Call of Duty è proprio questo: nel bene e nel male, COD è tornato, ed è in gran forma… siete avvisati.

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