Recensione – Hydrophobia (Live Arcade)

di • 12 ottobre 2010 • RecensioneCommenti (0)997


Titolo: Hydrophobia
Genere: Action
Piattaforma: Xbox Live Arcade
Sviluppatore: Dark Energy Digital
Publisher: Microsoft Game Studios
Data di uscita: 29 settembre 2010
Costo: 1200 Microsoft Points

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L’header spettacolare che apre questa pagina è il preludio a un’opera davvero controversa che porta il nome di Hydrophobia. Paura dell’acqua, per dirla alla nostra maniera; paura della superficie, per rispettare quanto abbiamo visto nel corso dei due pomeriggi spesi alla console. Sì, perché la produzione Dark Energy Digital, attesa per tre lunghi anni, è da bocciatura secca nelle sue fasi shooter – poche, fortunatamente – e sulla terraferma, pure queste una rarità. Ma si trasforma in qualcosa di spettacolare sott’acqua, qualcosa di mai visto tra i flussi del liquido che ha invaso le location del gioco.

[img alt='Letteralmente monotona la realizzazione dei nemici.']/immagini/Giochi/category2016/picture113427.aspx[/img]

Spettacolare è l’HydroEngine, il primo motore per la gestione dinamica dei fluidi a mettere piede su Xbox 360, che trasforma il rapporto di una giovane ingegnere, Kate Wilson, e l’acqua, lo plasma in base al suo volere per fornirci un’esperienza completamente… immersa. La protagonista è infatti spaventata a morte dall’acqua, ma si ritrova costretta a "collaborarci" per venire a capo dell’attentato che ha sconvolto la Queen of the Sea, l’enorme città galleggiante su cui vivono i cinque maggiori personaggi dell’economia mondiale – tra i quali spicca il boss della NanoCell, azienda che promette di rendere fertili i deserti africani e non. Questo non sta bene a un gruppo di neo-malthusiani che, ispirati alle teorie di un controverso studioso del XVII secolo, intendono ripulire la Terra da chi non merita di abitarla. L’incipit è senz’altro degno di nota, diversamente da un finale che sorprende per l’introduzione di un deus ex machina, ma non è proprio oro quello che luccica. Hydrophobia non è in grado, appunto, di stendere con decisione la narrazione che siamo riusciti ad estrapolare pocanzi; si affida a tanti documenti, qualche cut-scene tutt’altro che esplicativa, personaggi non approfonditi e dagli atteggiamenti ambigui – per non parlare del loro (indecente e multiforme) doppiaggio in una lingua simile all’inglese. Peccato perché gli argomenti, come potete vedere, ci sono; qui se volete approfondirli al di là del titolo.

C’è dell’altro, poi, in merito al comparto tecnico dell’Arcade da 1200 Microsoft Points: a fronte di una fisica implementata fino alle estreme conseguenze sui liquidi – aprire boccaporti per farli  defluire o sparare aria contro fessure per lasciarsi sommergere da molta soddisfazione, sebbene a un frame-rate instabilissimo – è pessima la qualità delle animazioni di Kate, ricche di bug e imprecisioni che ci sono spesso costate la vita. Virtuale, naturalmente. Abbiamo dovuto riavviare, ad esempio, quando la protagonista è sparita dal nostro monitor e il gioco è diventato per magia un FPS; siamo trapassati quando, al comando di fermarsi, la donna si è lasciata comunque investire da un getto di fuoco e gas a dir poco letale. Ce ne sono di episodi, insomma, per i quali affermare che gli sviluppatori di Manchester avrebbero dovuto fare più attenzione al puro gameplay anziché al perfezionamento della – seppur innovativa – tecnologia marina. Potevamo aspettarcelo: non è la prima volta, infatti, che un aspetto calamita la concentrazione di una software house a cui, incautamente, sfuggono altri particolari di fondamentale importanza.

[img alt='Abbiamo già detto "spettacolare"?' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category2016/picture113426.aspx[/img]

Ma mettiamo da parte i tanti problemi alla camera per lanciarci in un’ultima analisi sul gameplay della pubblicazione Microsoft. Questo si basa su una serie di puzzle non troppo intricati il cui fine è metterci davanti a codici per l’apertura di porte bloccate; una serie enorme, tra l’altro, perché risolvere enigmi è stata una delle nostre poche occupazioni subacquee. Il raggiungimento dello scopo, minato comunque dalla scarsa precisione dell’interfaccia che non sa guidare il giocatore, si profila prima soddisfacente, poi assuefacente e assuefatto, quasi appisolato finché non si risale in superficie. Qui, giunti ormai alla fine dell’avventura, ognuno potrà trarre le sue conclusioni.

Le nostre: Hydrophobia è un’esperienza nuova, nonostante si ispiri a Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (acqua, terroristi) e ad altri, abbastanza breve ma intensa. Il sistema di checkpoint, talvolta punitivo all’inverosimile, e la Stanza Sfida – una sorta di Orda solitaria, fondata sul poco fortunato shooting – contribuiscono ad incrementarne la longevità, ma l’assenza di modalità online minano ancora il giudizio finale in materia. Restano la tensione vissuta nelle fasi di nuoto e la speranza che gli svariati difetti vengano corretti nel secondo episodio presto scaricabile su Xbox Live Arcade.

Voto: 6.5

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