Il fatto che Doom sia stato sviluppato da dodici persone la dice lunga su quanto sia cambiato il medium "videogioco" e su come, ciò che un tempo era considerato un passatempo per bambini brufolosi, sia oggi diventato un business capace di generare immensi profitti, talvolta paragonabili ai colossal del cinema.
I 100 milioni di dollari di GTA IV o di Red Dead Redemption, giusto per citare i due esempi più rappresentativi, sono sintomo di un’industria che oggi muove capitali immensi e che spesso decide le sorti di chi, forse osando troppo, non riesce a imporsi in un mercato che è sì, diventato più ricco, ma anche più povero di idee.
[img alt='Limbo: il più recente esponente degli indie-games di successo.']/immagini/Giochi/category1987/picture112708.aspx[/img]
Il rischio che deriva dal possibile fallimento di un progetto su cui si è investito tanto ha portato la gaming industry a dividersi in due blocchi: da un lato abbiamo i grandi nomi, capaci di investire tanto ma quasi sempre senza osare troppo; dall’altro le piccole software house o gli studi indipendenti, capaci di muovere capitali minori ma spesso dotati di una creatività che raramente si riscontra nelle grandi produzioni.
Emblema negativo di questo "nuovo corso" è la mancanza di nuove proprietà intellettuali che, fatta eccezione per alcuni rari casi, vengono scartate in favore del "seguito sicuro", capace di portare enormi profitti rendendo praticamente nullo il rischio di un clamoroso fallimento.
Un altro aspetto del mercato è rappresentato invece dalla fascia dei giochi destinati ai cosiddetti casual gamer, giochi che, a fronte di un investimento minimo, garantiscono un profitto enorme, sacrificando spesso ogni caratteristiche di un videogioco degno di questo nome con la consapevolezza che il loro basso valore non verrà recepito da un pubblico che è nuovo a questo tipo di intrattenimento.
Negli ultimi anni, questa realtà, per certi aspetti desolante, ha lasciato spazio a una sorta di ritorno al passato, rappresentato da un ritorno delle piccole produzioni indipendenti che hanno saputo fare dell’originalità e della genialità i loro cavalli di battaglia.
Questi piccoli studi indipendenti (talvolta costituiti anche solo da una persona), facendo leva sulla meno costosa distribuzione digitale offerta da Xbox Live e PlayStation Network, hanno cercato di superare la loro debolezza economica proponendo idee originali e innovative capaci di rendere alcuni titoli dei piccoli capolavori.
Braid, Castle Crashers e il recente Limbo sono solo alcuni esempi del livello raggiunto da queste produzioni che, spesso a dispetto del loro prezzo di vendita, valgono più dei titoli retail e dei loro 70 Euro suonati.
Questi prodotti dimostrano come molto spesso, gran parte degli investimenti per i titoli ad alto budget siano destinati al progresso tecnico e tecnologico, lasciando da parte altri aspetti che, probabilmente, suscitano meno interesse in un pubblico che nel corso degli anni è cambiato, ma che alla lunga contribuiscono a far emergere un titolo valido dalla massa e a renderlo "immortale" anche dopo che una fredda texture non è più al passo con i tempi.