Recensione – Castlevania: Harmony of Despair (Live Arcade)

di • 2 agosto 2010 • RecensioneCommenti (0)995


Titolo: Castlevania: Harmony of Despair
Genere: Hack ‘n slash a scorrimento
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Konami
Publisher: Konami
Data di uscita: 4 Agosto 2010

Ho passato all’incirca un’ora sul primo livello di Castlevania: Harmony of Despair, prima di capire che davvero non me ne fregava niente di superarlo. Mi sono semplicemente ricordato il motivo per cui questa serie, nella sua concretizzazione 2D, avesse ottenuto così tanto successo durante gli anni passati: è dannatamente difficile, tra la forza "assurda" dei nemici e la complessità delle fasi platform, e per questo i cultori della sfida non riusciranno a sottrarsi al suo fascino. Io sono tra quelli, lo sono sempre stato e questo remake in alta definizione non può che lusingarmi.

Abbiamo parlato parecchio di formule, nella recensione del divertente Hydro Thunder: Hurricane, e la "nuova" creatura di Konami non sembra volersi sottrarre a questa logica: i meccanismi che si celano dietro Harmony of Despair sono esattamente gli stessi dal 1986 – d’altronde, il produttore del gioco è ancora Koji Igarashi – un pregio per titoli del genere, specie se sanno tenersi al passo coi tempi. Harmony of Despair lo fa, basta leggerne le feature online: cooperativa fino a sei giocatori, modalità Survival per decretare il cacciatore più forte tra un massimo di altrettanti utenti. Come a dire, il single-player è solo un assaggio di quello che potrete giocare.

E che single-player: al termine della sessione di cui sopra, non vedevo l’ora di ritornare a sbraitare contro quei maledetti demoni. Segno che, ok, il livello di sfida è bello alto (contribuisce anche l’inventario, ridotto e complicato da usare ai soli checkpoint), ma qualcosa di gratificante, magari anche molto nascosto, effettivamente c’è. Il gameplay, di contro, è assai "semplice" nelle fondamenta: un paio di leve da alzare, qualche ostacolo da evitare e la possibilità di zoomare a proprio piacimento la visuale di gioco. Se vorrete godervi la grafica spixellata stile Castlevania anni ’90, inizialmente userete una camera d’azione quasi à la Fifa; vi renderete poi conto che molto più utile sarà avere un quadro generale del livello e, dunque, allargare il campo visivo per intuire quale strada intraprendere alla volta dell’obiettivo finale. C’è più di una strada, infatti, e male che vada vi ritroverete a festeggiare l’apertura di un baule o la scoperta di un tesoro.

Le strade sono dettate anche dai numerosi eroi che vanno a comporre il dream team del nuovo Castlevania: ognuno con peculiarità che ne modificheranno l’approccio alla mappa, a sua volta in grado di condizionare la giocabilità con questo o quel tipo di nemico, pensiamo anche al veleno o agli incantesimi, per farci rosicare ancora di più. Nel quadro che abbiamo sinora designato sarebbe sacrificatissima pure la miglior trama: gli sviluppatori hanno aggirato il problema senza neppure abbozzare un background perché, contro il celebre passato, il futuro del franchise pare degno più di un picchiaduro che di un action story-based. Una svolta alla quale i fan potrebbero non volersi sottoporre, ma che segnerà pure il ritorno 3D di Alucar & co.: Lords of Shadow avrà nella cut-scene finale di appena quattordici minuti, e nella durata di circa ventiquattro ore, la sua scena di intermezzo più lunga; a testimoniare che, dopotutto, Konami bada ai fatti piuttosto che al fumo. Con buona pace di Metal Gear Solid e del supervisore Hideo Kojima.

In chiusura, consigliamo sinceramente Castlevania: Harmony of Despair agli amanti della difficoltà estrema. Soltanto costoro, infatti, potranno apprezzare il limite di mezz’ora e l’abilità sovrumana, frustrante della comunque scarna intelligenza artificiale che i livelli, a cassettoni verticali e orizzontali, avranno loro proposto. Ne stiano invece lontani i cultori del take-it-easy e quanti temevano di perdersi sviluppi nella storia della saga: semplicemente non ce ne sono.

Voto Complessivo: 8

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