Recensione – Blacklight: Tango Down (Live Arcade)

di • 25 luglio 2010 • RecensioneCommenti (0)1784

Il genere dello sparatutto in prima persona, dopo il decollo degli ultimi anni, complice l’avanzamento tecnologico e l’affermazione del gioco online, sembra non avere fine. In un mercato ormai saturo di innovazioni, è difficile distinguersi: c’è chi punta sulla grafica spaccamascella, chi alla campagna single-player e chi al multiplayer online. Blacklight: Tango Down fa parte di quest’ultima categoria. Ma attenzione, stavolta non ci sarà una controparte per giocatori solitari a fare da contentino. Il Live Arcade sviluppato da Zombie Studios vorrebbe strizzare l’occhio alle produzioni da tripla A, quelle uscite retail con “graficone” compreso nel prezzo. Vorrebbe. Non vogliamo girarci troppo intorno, l’unico merito che possiamo riconoscere a questo titolo è l’ambizione. Scopriamo insieme il perché.

Blacklight esordisce agli occhi dell’utente in modo tutt’altro che felice. Al termine di un download costato 1200 Microsoft Points, un anonimo menu è lì ad attendervi, triste preludio a quello che state per provare. Avete presente quei giochi in cui si ha la sensazione che il pessimo multigiocatore sia messo lì per allungare con molta acqua la minestra riscaldata della campagna? Bene, avete un chiaro e ben definito quadro dell’Arcade di cui stiamo parlando… ma, dimenticavamo, qui non c’è neanche l’ombra del single-player. L’unico accenno alla suddetta modalità è riscontrabile nella Cooperativa Online, praticamente impossibile da completare in solitaria; i livelli Black Ops danno l’impressione di essere stati creati senza una forte motivazione. Qualcosa di migliore si intravede avvicinandosi alle partite online, punto in cui la produzione dovrebbe brillare.

E, invece, l’esperienza online stenta clamorosamente. Vincere non è questione d’abilità, ma semplicemente di fortuna. Ci è capitato di ritrovarci in cima alla classifica senza capire come e di morire più volte nel giro di qualche minuto. L’unico modo per vincere seriamente è “camperare”; niente paura, le imprecazione da parte degli altri giocatori sono comprese nel biglietto. Il design delle mappe è scandaloso, sembra quasi pensato appositamente per premiare cecchini e i già citati “camper”: se, per sfortuna, un vostro avversario dovesse arrivare nelle vicinanze dei punti di respawn, potete anche dire addio alla vostra sete di vittoria. Col crescere del vostro livello, vi saranno permesse diverse modifiche all’armamentario e all’equipaggiamento: nulla di particolarmente interessante, visto che è possibile passare a miglior vita in una frazione di secondo, anche per “mano” dell’arma più debole. La colpa di tutto questo va attribuita ai controlli che possiamo definire semplicemente imprecisi. Una volta avvistati è impossibile fuggire: l’azione si riduce a un folle spara-spara… e spara ancora. In un FPS tutto può essere concesso, tranne un sistema di puntamento mal calibrato.

Come vi abbiamo anticipato, la presentazione di Tango Down è così riassumibile: confusionaria, scura e priva di informazioni. La vostra permanenza nei menù di gioco sarà forse peggiore di quella dei match. L’unica nota positiva riguarda la grafica: grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine, siamo forse vicini a un comparto visivo di tutto rispetto per un XBLA.

In conclusione, c’è da chiedersi perché la software house di Seattle abbia incentrato il concept del titolo sul multiplayer. Difficile trovare videogiocatori con l’intenzione di spendere €15 per un titolo  destinato a morte certa, senza un briciolo di campagna solitaria e contro giganti quali Modern Warfare 2, Halo e Bad Company 2. L’obiettivo principale di un Live Arcade è divertire, in modo semplice e originale; Blacklight: Tango Down non ci riesce. Sarà per la prossima volta?

Voto complessivo: 4

 

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