Limbo

Limbo, una vita in bianco e nero

di • 19 luglio 2010 • RecensioneCommenti (1)3448

L’ormai annuale iniziativa Summer of Arcade è pronta alla partenza e, mentre le torride giornate d’estate allietano i vacanzieri sulle spiagge italiane, Microsoft punta a “rinfrescare” l’enorme schiera di fedelissimi Xbox 360. Limbo è dunque il primo di una serie che, in una manciata di settimane, ci accompagnerà all’altrettanto torrida stagione invernale (tale per le grandi uscite videoludiche, non per il clima… si spera).

La nuova perla sviluppata dalla danese Playdead è un’esperienza unica, geniale ma soprattutto artistica. Dopo aver racimolato qualche premio all’Indipendent Games Festival di quest’anno e all’E3 2010 come migliore della fiera, Limbo si appresta ad arrivare nelle nostre case con uno stile degno del riuscitissimo Braid. Quella pietra miliare, arrivata nella libreria Xbox Live Arcade due anni fa, è l’esempio più vicino al nuovo puzzle-platformer scandinavo.

Ci ritroveremo nei panni di un ragazzino che, preoccupato per le sorti della sorellina (niente Bioshock, ndr), intraprenderà un disperato viaggio di recupero. Come si può intuire dal titolo, il mondo esplorato dal bambino è pieno di avvenimenti ben oltre la soglia del reale e abitato da pericolose creature: giganteschi ragni saranno pronti a impalarvi in un attimo, piccole larve infastidite dalle poche fonti di luce potranno impossessarsi del vostro cervello sbranandovi il cranio e obbligandovi a procedere in una sola direzione, indigeni proveranno a bruciarvi vivi o, in alternativa, vi potrà capitare di osservare inermi una fastidiosa zanzara intenta nel prosciugare il corpo di un poveraccio precedentemente decapitato. Tutte situazioni particolarmente toccanti, in cui un fanciullo non vorrebbe e non dovrebbe trovarsi; ed è soprattutto per questo motivo che nelle opzioni è possibile rimuovere la truculenza delle immagini.

Il gioco contiene tutte le più semplici meccaniche di un platform, come ad esempio correre,  spostare oggetti o saltare un ostacolo, ma le sezioni puzzle aggiungono quel pizzico di magia che rende questa produzione strabiliante. Una trappola per orsi potrà essere utile per mutilare tempestivamente il ragno di turno, azionare un tasto per invertire la gravità e spostare nelle posizioni adatte delle casse, dar da mangiare a una sorta di inconsapevole criceto per poi attirarlo all’interno di un meccanismo utile ad attivare un sistema d’irrigazione: queste meccaniche  compongono un gameplay semplice ed intuitivo, ma mai banale. Limbo ci riporta all’era del NES, quando il pad aveva una croce direzionale e due tasti, quando bastava saper correre e saltare senza preoccupassi delle decine di pulsanti che tanto spaventano il mondo dei casualoni. Un’esperienza che fa del termine “essenziale” il suo motto: non avrete bisogno di nessun tutorial o di alcuna spiegazione per entrare a far parte di questo fantastico universo.

E se queste caratteristiche, prettamente legate alla giocabilità, candidano il titolo al trono dell’indie gaming, il comparto visivo e audio lo rendono un capolavoro del genere. Le immagini correlate alla nostra recensione parlano chiaro: Limbo ha uno stile artistico mai visto prima, basato su un bianco accecante e un nero profondissimo. Un’ampia palette di grigi, giochi di contrasti e focus dipingono e valorizzano il mondo esplorato dal coraggioso ragazzino. Tutti gli oggetti, i personaggi e le creature sono delle semplici, e allo stesso tempo dettagliate, silhouette amalgamate dagli sviluppatori con estrema maestria nel contesto. Il comparto audio, privo di qualsiasi tipo di musica e colonna sonora, si limita a enfatizzare i momenti cruciali della partita e a fare da contorno con una serie di effetti che si sposano egregiamente con l’atmosfera.

Limbo riassume e ridefinisce tutte le meccaniche alla base di un platform/puzzle; riesce nel suo intento: divertire con semplicità. Un’esperienza da vivere in un paio di sere estive attaccati al vostro televisore, un acquisto imprescindibile per gli amanti dei videogiochi. Saranno i 1200 Microsoft Points meglio spesi durante quest’anno. Con il beneplacito di Jonathan Blow.

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