Recensione – Way of the Samurai 3 (Xbox 360)

di • 1 aprile 2010 • RecensioneCommenti (0)892


Titolo: Way of the Samurai 3
Genere: Action/Adventure
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Acquire
Publisher:
UFO Interactive
Data di uscita: 12 Marzo 2010

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C’erano una volta Akira Kurosawa, Kagemusha e soprattutto il Bushido. Che dire, ci mancano tutti e Way of the Samurai 3 non attenua la nostra nostalgia, al contrario vi aggiunge nuove sfumature di grigio e venature di frustrazione; dopo esserci persi ad occhi aperti nel sogno di poter ripercorrere la via della gloria e dell’onore, vestendo i panni del guerriero nella tumultuosa era Sengoku, non possiamo negare di aver avuto un risveglio alquanto infelice su diversi piani.

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Fa innanzitutto riflettere la scelta di Acquire di continuare pervicacemente nell’implementazione di un gameplay che, dati alla mano, non ha certo incontrato i favori del grande pubblico. Il meccanismo di sviluppo del personaggio e della sua avventura è fin troppo simile a quello dei libri-gioco che imperversavano anni fa e sono ancora marginalmente noti agli appassionati del mondo ludico. In pratica, la software house ha creato una vicenda centrale con una serie di ramificazioni, determinate da un certo numero di incontri, decisioni e scelte etiche poste in essere dal giocatore. L’insieme dei bivi transitati partorisce l’esito dell’avventura, sempre che siate in grado di sopravvivere alla competitiva meccanica dei combattimenti. Tutto ciò, come avrete capito, si traduce in una miriade di percorsi da portare a termine per rafforzare il nostro personaggio e scivolare indenni lungo una trama che, qualora correttamente affrontata, non impegna che un paio d’ore ma che, alla luce della necessità di potenziarsi e fare le scelte migliori, vi porterà per giorni a morire vittime della vostra debolezza oppure a dovervi accontentare di uno qualsiasi dei 22 finali alternativi, più o meno gloriosi: non vi è preclusa la possibilità di fare del vostro peggio in termini etici, trasformandovi in una sorta di samurai dal lato oscuro del Bushido. La stessa trama peraltro è poco più che un flebile filo conduttore cui intrecciare gli eventi che determinano le scelte del giocatore; una decisione che intensifica il senso di vacuità del gioco, muovendosi tra incontri e quest causali a volte davvero troppo slegati tra loro e lo scenario in corso. Libro-game, avevamo detto, figura che ad occhio e croce risulta già poco coniugabile con la struttura intima di un videogioco, ma che viene ulteriormente affossata da una realizzazione tecnica solo accettabile.

Purtroppo la giocabilità è minata da meccaniche frammentarie e da un flusso di gioco sacrificato sull’altare di continui caricamenti e cut-scene, che rendono quasi impossibile l’immedesimazione e il pieno godimento di un’atmosfera che ben altra sorte avrebbe meritato; l’installazione su hard-disk aiuta, ma non risolve. La presenza di sole otto aree di gioco, neanche troppo ampie, ma dense di eventi che rappresentano i bivi e le quest cui accennavamo sopra, contribuisce a rendere spezzettata e claustrofobica l’esperienza. Il ventilato aspetto RPG del titolo è poca cosa, limitandosi alla gestione dell’arsenale e delle skill in combattimento del nostro guerriero, trasportate di vita in vita; viceversa, proprio le meccaniche degli scontri e gli stili di lotta a disposizione sono ben tratteggiati e comportano serio impegno per essere padroneggiate, il che si traduce in un altro cumulo di ore di gioco, più o meno godibili, poiché in termini di rilevazione delle collisioni l’engine ha delle performance altalenanti e talvolta vi troverete a infilzare avversari senza che questi se ne rendano conto. Tutto questo “ben di Dio” sotto l’egida di una grafica che sembra mero upgrade del titolo della scorsa generazione, con un triste effetto nebbia ad aggirare l’ostacolo dei fondali più problematici e un doppiaggio dignitoso, soprattutto se deciderete di ascoltare il coerente idioma nipponico, ma neanche esso trascendentale.

In conclusione, molte delle speranze sono andate deluse, ma il gioco rischia di piacere lo stesso, grazie a uno scenario desueto e al suo essere comunque diverso dalle meccaniche fin troppo omologate del resto dei giochi sul mercato. Resta assodato che chiunque si faccia conquistare dal titolo Acquire avrà di che giocare per un numero altissimo di ore, nel bene e nel male. Samurai avvisato…

Valutazione finale

Presentazione: 7.5
L’introduzione si fa apprezzare e i menù a video sono abbastanza esaustivi;

Grafica: 6
Anche l’occhio vuole la sua parte e non ci sembra modo di onorarlo lo spolverare la versione PS2 per abbellirla un po’ grazie alle potenzialità next-gen, senza mai andare oltre il compitino.

Sonoro: 6.5
La soundtrack è godibile come gli effetti sonori; stranamente piatto il doppiaggio, perfino quello nipponico.

Gameplay: 5.5
La lentezza, la frammentazione e la ripetitività rischiano di creare il panico fra gli utenti; un vero peccato che gli sviluppatori non siano riusciti a tradurre un concept discretamente originale in un gioco all’altezza.

Longevità: 8
Ventidue finali, questo la dice lunga. Bisogna vedere quanta pazienza necessita per scoprire i differenti comportamenti da attuare per vederli tutti e quanta per padroneggiare le armi acquisite. Forse il gioco non vale la candela.

Multiplayer: N.D.

Voto complessivo: 5.5

Difficile a spiegarsi ma, nonostante tutte le sue pecche, questo gioco ha delle potenzialità, specialmente nei confronti degli appassionati del Sol Levante; si tratta comunque di un titolo che non conosce zone grigie: lo amerete o lo odierete con eguale intensità, forse senza saperne motivare il perché.

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