Recensione – Call of Duty: Modern Warfare 2 (Xbox 360)

di • 23 novembre 2009 • RecensioneCommenti (0)843


Titolo: Call of Duty: Modern Warfare 2
Genere: FPS
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Infinity Ward
Publisher: Activision
Data di uscita: 10 Novembre 2009

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E’ ormai evidente che la serie Call of Duty dia il proprio meglio in vesti moderne. Lo fa non tanto per il complesso di ambientazioni tirato su da Infinity Ward – comunque ragguardevole, si passa dall’Afghanistan al Kazakistan, dalle favelas di Rio alla Casa Bianca – quanto per l’enorme ed efficace numero di armi, molte e riprodotte con cura maniacale. Non sono palesi, in buona parte dei casi, le differenze tra equipaggiamenti della stessa categoria ma l’apporto che un fucile d’assalto saprà darvi in luogo di una mitragliatrice leggera potrà essere fondamentale; ciò significa che, a seconda dell’armamentario scelto, cambierà l’approccio alla nostra missione. E non si tratta di puri schemi teorici, perché una riflessione simile trova piena applicazione su schermo. E’ questo, insomma, il risultato maggiore che l’ultimo nato di casa Activision riesce a conseguire: il giocatore è un soldato, a lui la possibilità di scendere in campo con lo stile che desidera. Questo potrà condurlo al prossimo checkpoint – si fanno desiderare meno rispetto al prequel – o all’ennesimo game over.

[img alt='Il percorso utilizzabile in motoslitta è piuttosto limitato e si ripete anche durante le sedute di Spec Ops, con varianti sulla difficoltà piuttosto che sul tracciato stesso.']/immagini/Giochi/category1946/picture109320.aspx[/img]

Qualche riflessione sulla storia e sulla sua discutibile gestione. Gli sviluppatori americani, ahinoi, non hanno saputo rinunciare ai classici briefing pre-missione che filano via troppo lisci nel corso dei caricamenti; chiara l’intenzione di farne un semplice contorno, a dispetto dei tanti proclami che volevano Modern Warfare 2 al centro di una trama à la Tom Clancy. In effetti, proprio la trama stenta a decollare nelle fasi iniziali; tant’è che ci siamo chiesti il perché di quella missione nella scuola afgana e di altre "opportunità" piazzate nel gioco col mero intento di allungare il brodo. Saltato l’ostacolo e individuato il cattivo di turno, però, l’esperienza si fa più viva e coinvolgente – i minigiochi in prima persona rendono bene – addirittura mettendo l’utente di fronte a scelte etiche: impossibile non citare il famoso episodio dell’aeroporto russo, teatro della più grande strage di civili mai vista in un videogioco, che si lascerà saltare o vivere indirettamente (cioè premendo o meno il grilletto, mentre i vostri compagni d’avventura lo faranno con una certa scioltezza). Durante le nostre "prove su strada", lo diciamo per pura informazione, ce ne siamo fregati e abbiamo esploso fino all’ultimo proiettile disponibile: ci ha anche sorpresi, effettivamente, la resa dei tanti personaggi sullo schermo, segno che il motore grafico utilizzato è maturo e sfruttabile per situazioni concitate senza il minimo intoppo – sempre 60, i fotogrammi al secondo registrati con rare incertezze. Nessuno spoiler, comunque, sulla corta campagna (l’abbiamo liquidata in quattro sessioni, un massimo di 6 ore prese con una certa calma), in grado di regalare non poche emozioni e di lasciare l’amaro in bocca per un finale incompleto – prevedibile la scelta di affidare a un terzo e conclusivo capitolo la soluzione finale degli eventi giocati finora. A proposito di fine: i titoli di coda, riassunti nell’atto "Museo" (preceduto dai tre del single-player), rappresentano quanto di più originale possa regalare questo gioco; li guarderete con una buona dose di curiosità e con la sensazione che li rivedrete molto presto. Sì, perché la componente di rigiocabilità – grazie alle difficoltà Esperto e Veterano – vi spingerà a ritentare l’ardua impresa: se riuscirete a superare l’impatto con un’intelligenza artificiale al limite del sovrumano (nel vero senso della parola, i colpi voleranno anche in assenza di nemici visibili), disporrete di un plus sicuramente gradito.

Restiamo in tema di longevità. Quest’ultima viene notevolmente incrementata dalla presenza di Spec Ops, una modalità pensata per il gioco cooperativo – in assenza di una vera e propria condivisione della campagna – online, su un’unica console e con supporto persino al system link. Siamo di fronte, in parole povere, a un sistema di sfide che prendono luogo nelle medesime location della storia principale; qui avremo modo di confrontarci con richieste la cui durezza varierà a seconda delle stelle, necessarie per passare al turno successivo, che vorremo guadagnare. Sono cinque, complessivamente, i capitoli inseriti nell’intera modalità: si va dalle ondate di nemici da spazzare via alla corsa su motoslitta, dal raggiungimento della classica zona d’estrazione all’eliminazione di pericolosi esplosivi. Una varietà che invoglia, anche qualora non venisse ordinato dal gioco, a cercare il tempo migliore o un grado più elevato di stelle e che rende l’esperimento di Infinity l’ennesimo inno alla giocabilità sfrenata.

[img alt='Richiede sempre un certo impegno abbattare il nemico dotato di scudo antisommossa - una della novità sul versante gameplay - è consigliabile prenderlo alle spalle, specie se si gioca in cooperativa.' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1946/picture109319.aspx[/img]

La suddetta modalità, ovviamente, non costituisce l’intero reparto multiplayer di Modern Warfare 2. Erano tante le aspettative intorno a quello che è il fiore all’occhiello di Call of Duty 4: gran parte di queste – perché no, tutte – sono state rispettate, grazie al numero elevato di varianti a disposizione dell’utente (il classico deathmatch a squadre, per un massimo di diciotto utenti, è solo l’inizio di un lungo elenco) e allo stimolante sistema di gradi, che permette di identificare i soldati più esperti con tag e motti personalizzati, nonché di sbloccare potenziamenti e abilità con l’avanzare della "carriera militare"; il supporto ai clan si palesa in una semplice stringa di testo tra parentesi quadre accostabile alla propria gamertag. Ottimo anche il numero di mappe (diciassette) che, pur non brillando per tatticismo e ampiezza, mescolano bene le carte in uno scontro tra team; alcune si prestano bene alle manovre dei cecchini, altre agli agguati (vedi le favelas) e agli scontri campali. La possibilità di giocare in terza persona, riservata a due modalità appositamente realizzate (Squadra Tattica e Duello, sbloccabili con il conseguimento dei gradi maggiori), risulta molto piacevole e ben congegnata: pur non mostrando un grandissimo impegno nella realizzazione delle animazioni (ciononostante sono migliori di quelle viste negli ultimi titoli Bethesda!), i personaggi si muovono in modo credibile e, cosa fondamentale, la loro "potenza di fuoco" non è ridotta dalle esigenze grafiche; la camera, larga alle spalle del giocatore, si stringe nel momento in cui andiamo a mirare l’avversario, a mò di Gears of War. L’assenza di un sistema di copertura, aperta e chiusa parentesi ispirata dalla creatura Epic, sembra più un’affermazione di stile che una scelta legata alla natura del titolo: il prodotto è questo, sembra dire la softco., non c’è bisogno di imitare la concorrenza.

[img alt='Il livello ambientato nella favela di Rio de Janeiro evidenzia il labile tocco di eticità che Infinity Ward ha voluto dare al gioco. Vi imbatterete spesso in civili e, quando richiesto, dovrete evitare di colpirli.']/immagini/Giochi/category1946/picture109318.aspx[/img]

Ce n’è per tutti i gusti, insomma, ma anche l’occhio impaziente vuole la sua parte. Il primo Modern Warfare era stato giustamente premiato sul versante grafico, sia per la godibilissima riproduzione di armi e location virtuali, sia (soprattutto) per l’instancabile frame-rate; una resa visiva del genere non si era mai vista a 60 fotogrammi per secondo e, ricorderete, Infinity Ward ammise di aver usato una risoluzione inferiore ai 720p per ottenerla. Stavolta, a meno di clamorosi colpi di scena, trucchi non ce ne sono e si vede: i giochi di luce, pur facendo cilecca su molte ombre, rendono il contesto ancor più realistico e godibile, mentre l’impatto poligonale è ampiamente superiore rispetto al passato. Parliamo, quindi, dei protagonisti sullo schermo e delle loro attrezzature, riportati con cura maniacale e mezzi ancor più performanti. Non siamo di fronte a un balzo miracoloso, se proprio vogliamo attenerci al confronto con le passate edizioni, ma la differenza c’è (la palette di colori più scura, l’aspetto tecnologico che è stato dato alle operazioni), si nota e difficilmente potrete ritornare al quarto Call of Duty senza un certo rimpianto. Ci saremmo comunque aspettati un maggior impegno sul versante fisico, forte solo in taluni ambienti ma con importanza marginale; se la concorrenza EA propone distruttibilità a go-go, il prodotto Activision è ancora molto indietro in questo senso: la reazione degli edifici e di buona parte degli oggetti visibili ai nostri colpi non è all’altezza del resto.

Positiva, in chiusura, la prestazione dei doppiatori italiani. I dialoghi, purtroppo limitatissimi e dunque non troppo indicativi in tal senso, evidenziano una buona partecipazione delle voci e il risultato è piuttosto credibile. L’audio – armi et similia – è pregevole, come negli standard del franchise, nonchè coronato da una colonna sonora poco invadente.

Call of Duty: Modern Warfare 2 è senza dubbio la punta di diamante dell’intero franchise Activision. Non dovrebbe assolutamente mancare nella collezione di un amante degli sparatutto in prima persona, anche se, ne siamo convinti, toccherà il cuore di una platea piuttosto variegata e non esclusiva di fan del genere; il pubblico di Halo e quello di Gears of War potrebbero aver trovato, insomma, terreno fertile per qualche kill in compagnia.

Valutazione generale

Presentazione: 9
Lo stile di Infinity Ward, nudo e crudo, si rispecchia in menù lineari di facile consultazione e briefing testuali/vocali piuttosto sbrigativi. L’impegno di Activision, in aggiunta, mette sul piatto un’offerta molto appetitosa per l’utenza consolara.

Grafica: 9.7
Il passo in avanti rispetto al primo Modern Warfare c’è e si vede. Peccato per qualche ombra che mina un comparto complessivamente sopra la media.

Sonoro: 9
Il doppiaggio di Call of Duty 4 lasciava a desiderare? Et voilà, anche qui il miglioramento c’è stato. Non siamo ai livelli di un Metal Gear Solid qualunque, ma non ci si può lamentare delle voci italiane nel cast. Eccellente il campionamento dei suoni per le armi.

Gameplay: 9
Modern Warfare 2 resta un Call of Duty più o meno classico, coi pregi e i difetti della serie. Spesso avrete la sensazione di essere troppo guidati, troppo sui binari; una sensazione altrove celata ma che, ovvio, corrisponde alla realtà dei fatti. Single-player altamente spettacolare e sempre ricco d’azione.

Longevità: 9
Le circa cinque ore garantite dalla campagna a livello normale non esprimono al meglio il concetto di "gioco longevo" attualmente in circolazione. Le cose migliorano inverosimilmente se teniamo conto dell’insormontabile difficoltà Veterano (forse troppo dura, al solito) e delle modalità multiplayer – senza dimenticare Spec Ops – votate alla personalizzazione dell’armamentario.

Multiplayer: 9.5
Non possiamo ancora parlare di cooperativa sic et simpliciter, ma l’esperienza della modalità Spec Ops calza a pennello su quanti desiderano giocare in compagnia. Il reparto online non ha bisogno di presentazioni; sfondato il tetto dei cinquanta gradi disponibili (siamo arrivati a settanta), ricreato un numero molto più elevato di armi e accessori… siamo comunque di fronte alla stessa formula vincente di CoD 4. Qualche magagna nel meccanismo di respawn un tantino troppo casuale e affrettato.

Voto complessivo: 9.4

Una lieta conferma per gli aficionados, un’esperienza mozzafiato per i neofiti della serie Activision che, sotto il controllo di Infinity Ward, pare aver trovato la sua reale identità.

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