Titolo: The Chronicles of Riddick: Assault on Dark Athena
Genere: First Person Shooter
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Starbreeze Studios
Publisher: Atari
Data d’uscita: 24 Aprile 2009
Pitch Black. The Chronicles of Riddick. Una full immersion nel misterioso mondo prodotto e finanziato dal tamarro più amato del grande schermo, Vin Diesel, per completare il nostro giudizio sull’ultima fatica degli studi Starbreeze.
[img alt='La copertina del gioco.']/immagini/Giochi/category1869/picture94318.aspx[/img]
Un lavoro non proprio originale, quello che riporta sui nostri monitor The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay (remake in alta definizione dell’fps giocato su Xbox) e propone l’inedita campagna Assault on Dark Athena. Ma, prima di metter piede nel suddetto mondo, diamo un’occhiata al plot narrativo che, nonostante le apparenze, riveste una certa importanza nel gioco.
Richard B. Riddick è, a pieno titolo, il ricercato più pericoloso dell’intero universo. Numerose e ricche taglie pendono sul suo capo, dollari che attirano l’attenzione di cacciatori crudeli e senza pietà. Butcher Bay è il penitenziario di massima sicurezza cui viene condotto, invano, dall’eroe di turno; invano perché, nel corso della prima campagna, riuscirete a lasciarla senza grosse difficoltà, creandovi un giro d’amicizie degno di un bar e guadagnandovi il rispetto dei coinquilini a suon di pugni. Ecco, proprio dalla conclusione di Escape from Butcher Bay prende le mosse Assault on Dark Athena, la nuova missione che coinvolgerà , come sempre suo malgrado, il "buon" Riddick. La navicella che avete utilizzato per evadere, non ci crederete mai, diventa preda di un gruppo di mercenari (la Dark Athena è la loro nave spaziale); durante la vostra fuga, scoprirete le magagne dell’organizzazione e, non chiedetevi il perché, tenterete di sventarle.
Il gameplay di The Chronicles of Riddick ha subito qualche ritocco rispetto a quello della sua prima apparizione su Xbox. Nel tentativo di adeguarlo ai "tempi moderni", Starbreeze ha scelto un’impostazione maggiormente action, con un pizzico di platform (vi capiterà spesso di dover saltare da una piattaforma all’altra), che si farà sentire soprattutto nella parte finale del gioco. Evitiamo di fare inutili spoiler, ma sappiate che potrete servirvi a lungo di poderosi mezzi meccanici per raggiungere lo scopo della vostra missione: una componente che vivacizza e accelera la trama in un punto di non ritorno. Chi rimetterà mano a Escape noterà senza dubbio la maggiore libertà d’azione su cui si basa la campagna: un’interazione realmente utile coi personaggi non giocabili finirà con il fornire numerose side-quest, alcune di buona rilevanza per il chiarimento di dettagli sulla storia, mentre missioni di questo genere saranno pressoché una rarità in Assault on Dark Athena, dove si procede spediti verso il raggiungimento della fine. Resta, in ogni caso, l’orientamento stealth della serie: il buio si confermerà il vostro migliore amico, la luce un’optional da sfruttare nei pochi momenti di "solitudine" che le sentinelle (cadaveri riportati alla vita chissà come) generosamente vi lasceranno.
[img alt='Il raro controllo delle armi da fuoco è leggermente impreciso, viziato da un mirino troppo piccolo e poco visibile.']/immagini/Giochi/category1869/picture101909.aspx[/img]
Le armi da fuoco restano un’optional per il nostro personaggio che, ormai siamo abituati a questo, preferirà di gran lunga sfruttare i suoi muscoli. Elemento, questo, da non sottovalutare per gli addicted di fucili a canne mozze e mitragliatori: se cercate sparatorie à la Rambo, state lontani dall’ultima "meraviglia" Starbreeze. L’influenza ruolistica traspare nelle decisioni che dovremo prendere nei frequenti dialoghi con personaggi non giocabili, ma non risulterà in una totale libertà d’azione; il tentativo, insomma, è quello di concedere tante strade per arrivare a una sola soluzione. Siamo ancora lontani, quindi, da una storia a finale aperto.
Il reparto grafico si attesta su ottimi livelli, potendo contare sulla perfetta riproduzione poligonale di Vin Diesel e degli altri "attori" dell’atipico shooter in analisi. Restano imprecise, ciononostante, le animazioni facciali di questi ultimi: una situazione simile era già stata riscontrata in The Darkness (altra creatura della stessa software house) e aveva suscitato stupore perché, in fin dei conti, il codice andava adeguato soltanto alla lingua inglese e non ad altri tipi di doppiaggio. Le ambientazioni, tranne qualche rara eccezione, non offrono molti spunti d’osservazione: si tratterà, nella maggior parte dei casi, di attraversare zone buie e chiuse, corridoi poco o troppo illuminati che, comunque, evidenziano il buon lavoro svolto sull’illuminazione. Il binomio luce-ombra ricorre frequentemente nelle vicende di Riddick, latitante che, grazie alla capacità di vedere nell’oscurità, riesce a sfruttare le difficoltà e le paure dei suoi avversari. Tradotto in termini videoludici, viene mantenuto il caposaldo della modalità furtiva (pressione del tasto X), un espediente che, esordito in Escape from Butcher Bay, contribuisce a rendere equilibrato il gameplay altrimenti troppo orientato al picchiaduro/sparatutto.
Discorso simile per il comparto audio, impreziosito da un doppiaggio d’alto valore, dalla voce del già citato Vin Diesel – una prova forse migliore di quelle "apprezzate" al cinema – e da una colonna sonora che riesce a passare inosservata quando serve.
[img alt='La luce vi costringerà a lasciare il vostro riparo. E questo non farà la fortuna del nemico.']/immagini/Giochi/category1869/picture101908.aspx[/img]
Entrambe le campagne si mantengono sulla discreta longevità di circa 10 ore ciascuna che vanno, inevitabilmente, a sommarsi alle qualità di una buona componente online. Presenti le classiche modalità deathmatch e cattura la bandiera, oltre a svariate novità che si prestano alla natura di spione-fuggitivo dell’astuto protagonista: parliamo di Pitch Black, modalità in cui un giocatore interpreterà Riddick e altri cinque i cacciatori, e Butcher Bay Riot, dove tre squadre da quattro utenti si sfideranno per la conquista della mappa. Non si segnalano particolari problemi di connessione, ma noterete che l’affluenza alle partite pubbliche è calata e continua a calare con l’arrivo dell’Autunno.
Consigliamo The Chronicles of Riddick: Assault on Dark Athena a un pubblico che abbia già apprezzato le doti dell’action-stealth in prima persona di Starbreeze, come a chi sia interessato a cimentarsi nella serie, forte dell’offerta prendi due – paghi uno della confezione edita da Atari. Resta indubbia la qualità di una serie che, spesso sottovalutata, contribuì alla riqualificazione dei tie-in sulle nostre console.
Valutazione Generale
Presentazione: 7
Menù fedeli alla prima apparizione su Xbox. E’ un piacere, tuttavia, vederli in lingua italiana (Escape from Butcher Bay era soltanto inglese).
Grafica: 8
Poche location ma fatte bene. L’aiuto dell’oscurità, di cui innegabilmente si avvale il prodotto, facilita l’occultamento di qualche difettuccio che, considerando i canoni odierni, ci può stare.
Gameplay: 8.5
Una media tra la profondità di Escape from Butcher Bay e le sperimentazioni di Assault on Dark Athena. In genere, le due campagne si completano pur non essendo troppo dissimili tra loro.
Sonoro: 9
Ottimo doppiaggio (lingua inglese + sottotitoli) e una colonna sonora che si sente il necessario incrementano l’immedesimazione nel personaggio.
Longevità: 7.5
20 ore nel complesso, senza considerare l’accettabile offerta del multiplayer. La media degli action ci ha abituato, purtroppo, a standard peggiori.
Multiplayer: 7
Non rappresenta una particolare attrattiva, ma diverse modalità speciali, sommate a quelle classiche, si propongono per lunghe sessioni in compagnia.
Voto complessivo: 8
L’ultima fatica Starbreeze non raggiunge lo status di killer application, ma nel ristretto panorama del suo genere (uno sparatutto senza armi, votato al combattimento in prima persona) risulta il maggiore e forse l’unico esponente su Xbox 360.