Dall’hands on di GTA IV: The Lost and Damned: “Dei presenti – circa una decina di giornalisti da tutta l’Europa – nessuno si aspettava di restare colpito dal DLC, forti di un’esperienza che vede contenuto scaricabile = ladrocinio; molti, al termine delle cinque ore di prova, hanno dovuto ricredersi. Me compreso.”
Da quando ho visitato per voi la sede londinese di Rockstar Games, poco o niente è riuscito a smuovermi dalla mia attuale posizione – favorevole – nei confronti dei contenuti scaricabili di “nuova generazione”. Quei DLC 2.0, come mi piace definirli, che nulla hanno a che vedere con abiti, armi et similia aggiunti nel periodo post-release e, a rigor di logica, da includere in quel benedetto DVD e nei suoi sessanta e rotti euro di prezzo. Quei DLC che hanno riscritto un andazzo pericoloso per chiunque desiderasse veder crescere le ore di divertimento davanti alla console e, contemporaneamente, il numero di banconote nel proprio portafogli.
Non ho mai scaricato, in verità, gli add-on tanto in voga al lancio di Xbox 360. Ho resistito alla novità, cosa che pochi utenti sono riusciti a fare e di cui non mi pento. Vedevo gente spendere soldi – pardon, punti – per un misero logo scarabocchiato nella gamertag o per un tema firmato, manco fossi capitato nella più sciccosa delle boutique milanesi. La situazione è cambiata? No, non del tutto. Vedo ancora forti sirene videoludiche che soffiano fumo negli occhi dei più ingenui (e facoltosi) utenti di Xbox Live: download che sbloccano contenuti già inseriti nel gioco, abitini succinti per le belle combattenti di un picchiaduro, modalità sviluppate e tenute fuori dal titolo retail per puro scopo di lucro. La lista è lunga, mi astengo dal completarla e mi compiaccio del new deal intrapreso dalle software house. Espansioni reali, di qualità e longevità elevate, possibilmente in esclusiva. Quegli Operation: Anchorage, The Lost and Damned e Beneath the Ashes che non hanno bisogno di prefissi per essere associati al prodotto di appartenenza, che sono diventati pionieri in un genere del tutto inesplorato.
La situazione cambierà? Probabile. I tempi sono ormai maturi per il Digital Delivery – solo anticipato da Xbox Live, WiiWare e PSN, o dall’avanguardistico Steam su PC – associato anche a videogiochi completi. Ben venga in nome di tempi di sviluppo minori, qualità sempre maggiore e, finalmente, risparmio economico.