Titolo: Mirror’s Edge
Genere: Azione – “First-person Platform”
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: DiCE
Publisher: Electronic Arts
Data di uscita: 14 Novembre 2008
La storia ci ha insegnato a identificare i vari generi differenziandoli attraverso le loro caratteristiche principali. Se avevamo una certezza, questa era che i platform-game dovessero per forza avere una visuale in terza persona, alle spalle del personaggio.
Quando Electronic Arts annunciò lo sviluppo di Mirror’s Edge, nonostante trasparissero già (molto velatamente) i suoi tratti distintivi, ci ritrovammo a esclamare, ancora una volta: “ecco, l’ennesimo FPS!”. Bene, non avevamo capito nulla.
Mirror’s Edge non è uno sparatutto, e ad essere sinceri non è neanche un platform, non come abbiamo imparato a conoscerli. L’ultimo prodotto Electronic Arts è un nuovo modo di vivere un’esperienza videoludica in soggettiva. E scusate se è poco.
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Tuttavia, se dovessimo valutare Mirror’s Edge con il massimo distacco, e con pura obiettività, non ne uscirebbe di certo indenne. Alla fine dei conti, è un Assassin’s Creed in chiave moderna, con protagonista al femminile e visuale in soggettiva. Con tutti i pro e i contro che ne derivano: fluido, divertente e immersivo, ma anche poco vario, ripetitivo e corto.
Se invece lo valutassimo per quello che trasmette – ed è ciò che faremo – i difetti passerebbero facilmente in secondo piano e il gioco ne uscirebbe non solo senza ammaccature, ma anche come un titolo da prendere in seria considerazione, nonostante la poca durata della “modalità storia”.
In una futuristica città, presa d’assedio da un governo a dir poco restrittivo che si propone, riuscendoci, di controllare tutti i flussi d’informazione, prenderete il controllo di Faith, una “Runner.” Così vengono definiti i ribelli, coloro che, sfruttando le loro particolari abilità, tentano di eludere il sistema vivendo “sul bordo dello specchio”, correndo e saltando di tetto in tetto per recapitare messaggi segreti a destinatari altrettanto segreti: i “clienti”.
Una trama abbastanza intrigante fa dunque da sfondo alle avventure di questa sorta di paladina della giustizia e dell’organizzazione di cui fa parte, capeggiata da Mercury, che guiderà Faith dandole preziosi consigli via radio affinché possa sempre e comunque trovare un modo per fuggire. Già, fuggire. E’ questo il vero centro dell’esperienza di gioco di Mirror’s Edge. Ci sono dei poliziotti? Fuggire! Ci sono delle guardie armate fino ai denti? Fuggire! Dei cecchini? Indovinate un po’… fuggire! Così è, almeno, nei primi capitoli del gioco, in cui molto raramente sarete costretti a impugnare un’arma affrontando a viso aperto i nemici. La situazione cambia, pur restando lontani dalle tipiche meccaniche dei first-person shooter, nei capitoli finali, in cui i nemici si faranno sempre più numerosi e non basterà più darsela a gambe. Non prima di aver assestato qualche bel colpo con le armi strappate dalle loro mani attraverso mosse in stile Matrix (con tanto di bullet-time, qualora premiate il tasto “X” poco prima di eseguirle).
Gli incontri ravvicinati con i nemici possono essere affrontati in modi diversi e sovente sarete costretti a provare svariate strategie prima di avere successo. Le armi che riuscirete a strappar loro, infatti, avranno sempre pochissimi colpi disponibili, e senza la possibilità di ricaricarle, l’unica soluzione sarà sbarazzarsene, proseguire velocemente e attaccarne un altro a mani nude sperando che la presa, anche questa volta, risulti efficace. E poi? Beh… che domande: dovrete fuggire!
Questa, dunque, la situazione tipo di ogni livello di gioco: salta tra i tetti; entra nel palazzo; prendi l’ascensore; se non c’è prendi le scale; passa attraverso i condotti d’areazione; affronta le guardie; risali; scappa. Una sequenza che si ripeterà all’inverosimile, ma che per via di un sistema di controllo ben congeniato, di uno stile grafico accattivante e di un buon level-design, non peserà sull’esperienza complessiva, ma anzi si farà giocare ogni volta con lo stesso entusiasmo, grazie anche e soprattutto alle emozioni trasmesse dalle spettacolari azioni di Faith, vissute – nel vero senso dell’espressione – in prima persona.
Ad aiutarci lungo i vari percorsi, siano essi i bianchi tetti della metropoli o le talvolta claustrofobiche ambientazioni interne, ci sarà la Runner Vision, che evidenzierà in rosso le parti dell’ambientazione utilizzabili al fine di raggiungere il più velocemente possibile, e nel modo più semplice, la destinazione. Un aiuto che si rivelerà fondamentale in tante occasioni, specialmente nelle fasi più concitate, senza però compromettere il livello di sfida e di libertà proposti dalle varie situazioni.
Molto utile troverete anche la funzione applicata al tasto “B”: premendolo, Faith guarderà immediatamente verso la direzione da seguire. Va detto, però, che sebbene questa funzione risulti molto comoda sui tetti e nelle ambientazioni aperte, si rivelerà piuttosto inutile, e in taluni casi controproducente, negli spazi chiusi, dove la protagonista guarderà sì in direzione dell’obiettivo, ma se questo si troverà nascosto dietro un muro, dubitiamo riuscirete a passarci attraverso.
Ad ogni modo, piccoli dettagli a parte, DiCE ha svolto un ottimo lavoro sotto il profilo dei controlli, riuscendo incredibilmente a trasporre in visuale soggettiva quello che è il classico gameplay del più classico dei platform. Il risultato è stupefacente, tanto da trasmettere l’impressione di aver preso realmente il controllo di una persona. Di una persona vera, in carne e ossa. In questo aiutano anche gli ottimi effetti sonori, come il respiro affannoso di Faith dopo una lunga corsa, l’impattare dei piedi sul suolo dopo un salto, il vuoto rumore di un tubo a cui ci siamo appena aggrappati. Insomma, è tutto l’insieme che contribuisce a fare di Mirror’s Edge quello che è: un titolo unico, pioniere di un nuovo genere – quello dei first-person platform.
Ma il vero punto di forza del titolo è un altro, lo stile, che avevamo già notato, innamorandocene fin da subito, nelle prime immagini rilasciate. Mirror’s Edge sprizza personalità da tutti i pori. Impossibile rimanere indifferenti alle vivide colorazioni scelte dagli artisti di casa DiCE, che si contrappongono al bianco cadaverico dei grattacieli perdendosi in una grafica fotorealistica. Così come alle musiche, di altissima qualità, che accompagnano una protagonista caratterizzata ad arte e riescono a creare una sorta di effetto calamita nei confronti del giocatore, che si ritrova rapito in un mondo del tutto nuovo, dal cuore inverosimile ma dall’apparenza realistica, per un risultato a dir poco coinvolgente.
Graficamente il titolo non punta certo sulla forza bruta, quanto piuttosto sul colpo d’occhio, grazie a efficaci giochi di luce, ombre e colori. Un impatto a volte disarmante: alcune locations vi faranno dubitare di avere a che fare con un videogioco. E non solo, grazie a questa sapientemente nascosta “leggerezza” poligonale, l’inossidabile Unreal Engine 3 muoverà tutto con una fluidità impeccabile.
Unica nota stonata in un comparto tecnico altrimenti perfetto, l’intelligenza artificiale dei nemici. Sebbene bastino un paio di colpi per atterrare Faith, a volte resteranno in balìa di sé stessi, fermi, mentre in altre occasioni non vi daranno proprio scampo. Un’IA non perfettamente bilanciata dunque, anche se, pure in questo caso, non ne risentirà l’esperienza di gioco complessiva, che si mantiene su livelli medio-alti per tutta la durata del titolo (circa 7-8 ore al livello di difficoltà “normale”).
La longevità è, purtroppo, il maggior punto debole del prodotto, che mai come in questo caso è appropriato definire un vero tallone d’Achille. Ne avremmo voluto di più, decisamente di più. Comunque, una volta finita la modalità single-player, oltre che a giocare a piacimento ogni singolo capitolo della storia per tentare di conquistare qualche Achievement perduto per strada, potrete dilettarvi nella modalità a tempo, che denota inaspettatamente una certa profondità, permettendovi di rigiocare varie aree della città con percorsi alternativi, senza contare lo stimolo delle classifiche Xbox Live.
Commento finale
E’ una nuova IP, è innovativo, è divertente, è intenso. E’ corto e a tratti frustrante. E’ Mirror’s Edge. Il titolo stesso, come la sua protagonista, corre sul bordo dello specchio, in bilico tra il capolavoro assoluto e il classico “è, ma poteva essere di più.” Piace o non piace, insomma. A noi è piaciuto.
Valutazione complessiva
Presentazione: 9.5
Stiloso. Azzeccata la scelta delle cut-scene in stile cartoon.
Gameplay: 9
La sensazione di controllare un essere umano c’è tutta, e si sente. Ottimi i controlli, DiCE non poteva fare di meglio. Va detto, però: a volte dovrete dotarvi di molta pazienza.
Grafica: 9
Non avrà lo stesso livello di dettaglio di Gears of War 2, ma l’effetto finale, il più delle volte, è semplicemente fotorealistico. Vedere per credere.
Sonoro: 8.5
Bellissima la colonna sonora, scritta appositamente per l’occasione e cantata da Lisa Miskowsky. Doppiaggio in italiano nella media (Faith ha la voce di Asia Argento, la cui interpretazione, sebbene complessivamente di buona qualità, fa storcere il naso in talune circostanze).
Longevità: 7
La nota stonata. Il single-player dura al massimo 7-8 ore al livello di difficoltà “normale”. Interessante, tuttavia, la modalità “sfida a tempo”.
Multiplayer: 6
Limitato semplicemente alle classifiche.
Voto complessivo: 8
Se avete provato la demo e vi è piaciuto, e ve la sentite di acquistare un gioco che dura meno di 10 ore, andate tranquilli: Mirror’s Edge è un’esperienza nuova, tutta da vivere.