Recensione – Army of Two (Xbox 360)

di • 12 aprile 2008 • RecensioneCommenti (0)1024

Titolo: Army of Two
Genere: Sparatutto
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: EA Montreal
Publisher: Electronic Arts
Data di uscita: 7 marzo 2008

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Se qualcuno ha da obiettare sul fatto che due teste siano meglio di una, sappia che discuterne con EA Games è inutile. Con Army of Two la software house statunitense intende mostrarci quanto questo detto sia veritiero, o perlomeno nel mondo dei mercenari.

Quel che ci viene proposto è infatti, come già avrete sentito dire, uno sparatutto in terza persona basato sulla cooperazione. Ma andiamo a vedere cosa effettivamente questo significa all’interno del gioco.

Occhio a quei due

Dopo molta pubblicità e tanta scena, i due energumeni mascherati e armati fino ai denti hanno finalmente un nome e un volto: quelli di Elliot Salem e Tyson Rios.

[img alt='Rios (destra) e Salem (sinistra), protagonisti di Army of Two ' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1515/picture76452.aspx[/img]

Ma i due gagliardi Rangers sono stanchi. La vita nell’esercito non li appaga, e con la voglia di cambiare, si sentono aperti a nuove prospettive. Così, quando al termine di una missione in Somalia (la prima, dopo il solito addestramento) vedono aprirsi le braccia della SSC, una grossa agenzia che opera nel settore militare privato, ci si fiondano senza pensarci due volte. È proprio attorno a questa agenzia che ruotano le vicende della trama e, ahimè, l’intreccio narrato, seppur piuttosto originale, non è certo dei migliori: vi ritroverete dunque coinvolti in una cospirazione che mira a far approvare una legge per sopprimere le forze militari statali e lasciare spazio a quelle private, ritenute più affidabili.

Una volta sul campo, vostra alleata sarà la bella coordinatrice Alice Murray, che si terrà in contatto con voi via radio dandovi utili consigli su come procedere in missione. Beh, oddio, utili… Chiariamoci: premendo il pulsante Back si attiva il vostro GPS, il che colorerà di blu lo schermo,  farà apparire in terra una freccia rossa da seguire ed evidenzierà gli elementi con cui interagire. In pratica, il dove andare e cosa fare vi sarà sempre chiaro. Il difficile sta solo negli scontri a fuoco, l’azione procede sempre a ritmi elevati.

La difficoltà generale è abbastanza alta e muovendovi come in uno sparatutto qualsiasi, perderete diversi minuti persino per far fronte alle insidie più semplici. Entra quindi in campo la tanto decantata collaborazione.

Bud Spencer e Terence Hill

In Army of Two, il nerboruto Rios e il più simpatico Salem hanno infatti bisogno l’uno dell’altro se vogliono arrivare sani a fine giornata. Più nemici riuscirete a colpire e intrattenere, concentrando su di voi la loro attenzione, più sarà alto il vostro livello di aggressività, come mostrato dall’apposito indicatore sempre presente sullo schermo; di conseguenza il vostro socio potrà facilmente aggirare il nemico e prenderlo alle spalle. Nel caso poi riusciate a raggiungere l’apice del suddetto indicatore, potrete attivare la modalità Annientamento che consentirà a chi non è nei mirini nemici di diventare invisibile e più veloce, mentre il personaggio ingaggiato dal fuoco nemico risponderà con inaudita precisione, infliggendo danni di portata maggiore: una combinazione letale.

La cooperazione diviene poi fondamentale quando entra in gioco la modalità spalla a spalla, in cui verrete attaccati da tutti i fronti e si potrà sparare col tempo rallentato, o durante il tiro combinato – piuttosto divertente seppur di dubbia utilità – che permette ai nostri eroi di sincronizzarsi coi fucili da cecchino, con tanto di conto alla rovescia nelle partite co-op.

Più che apprezzabile la possibilità di soccorrere il nostro compagno quando è a terra, prima che soccomba. Mentre lo trascinerete al riparo, continuerà comunque a fare la sua parte fornendovi fuoco di copertura. Viceversa, se sarete voi in affanno, potrete contare sul suo prezioso aiuto, poiché la sua IA, uno degli aspetti meglio realizzati, riesce a conferirgli il modo di fare di un essere pensante e non calcolatore: gli schemi secondo cui si muove quasi celano la sua natura meccanica e solo raramente lo vedrete autore di azioni senza senso.

Procedendo nella campagna, guadagnerete mano a mano qualche spicciolo da spendere poi per potenziare il vostro arsenale. Nota di merito riguardo a quest’ultimo: grossa varietà di armi, potenziabili e da personalizzare.

Questo è quanto di concreto e apprezzabile è stato fatto sul tema principale, peccato che al giocatore, in termini di strategia e tattica momentanea sul campo di battaglia, non rimanga pressoché nulla: con i pochi, puerili ordini che potete impartire per gestire il team duale, quel che vi ritroverete a fare sarà lo stesso dall’inizio alla fine del gioco, complici per di più gli scenari, quasi del tutto non interagibili e monotoni, che non permettono alcuna varietà di scelta sul come affrontare le difficoltà.

Triste anche la durata della campagna: sei missioni di massimo un’ora ciascuna. Per fortuna la longevità trae beneficio dal fatto che abbiate la possibilità di intraprendere la modalità co-op, molto più divertente della campagna in singolo. Su Xbox Live il multiplayer riesce a dare qualche soddisfazione, ma senza esagerare: poche sia le mappe disponibili che le modalità. Da segnalare la presenza di avversari indipendenti guidati dalla CPU che costituiranno una fazione a parte, differenziando il classico 2 contro 2. A vostra disposizione anche un maggior numero di veicoli, dai blindati ai fuoristrada, ovviamente da adoperare in coppia.

E’ dunque solo la compagine cooperativa a caratterizzare il titolo in questione, tanto da far volgere lo sguardo da una meccanica di gioco fondamentalmente ripresa dall’ormai famoso Gears Of War. Abbassarsi e stare riparati, magari sparando alla cieca, e l’equipaggiamento, due armi pesanti, una leggera più le granate (e il loro sistema di lancio) sono solo gli esempi più lampanti di una lunga serie di somiglianze.
La novità sta quindi solo nel fatto che gli scontri sono pensati per essere quasi impossibili da superare contando esclusivamente sulle proprie forze.

[img alt='Le coperture sono essenziali per ricaricare e proteggersi dal fuoco nemico' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1515/picture53392.aspx[/img]

Non è tutto oro quel che luccica

Se la giocabilità, come abbiamo visto, non è delle migliori, il comparto grafico non risolleva di certo le sorti del titolo. In primis mancano quasi completamente gli effetti di distruzione dell’ambiente, inoltre, alcuni "dettagli" come i giochi di luce e i riflessi, denotano una certa mancanza di cura da parte degli sviluppatori, senza contare poi errori palesi sulle ombre dei soldati.

Le musiche di sottofondo, tutte opere del compositore Trevor Morris, non sono affatto male: non stancano e partecipano alla creazione dell’atmosfera stile action movies che si respira. E’ ancora una volta il doppiaggio in italiano che fa venir le lacrime agli occhi.

[img alt='Dammi qui... Dammi qua... È così che si fa!']/immagini/Giochi/category1515/picture53393.aspx[/img]

Dai dialoghi, recitati in modo pessimo, agli scambi fraterni di affetto tra Salem e Rios (per la serie "Dammi qui… Dammi qua… E’ così che si fa!") il risultato è un lavoro tutt’altro che ben fatto. Viene poi da chiedersi come mai, che siate in Cina o in Iraq, la lingua dei vostri rivali sia sempre comprensibile.

Commento Finale

Tirando le somme, Army of Two è un buon gioco, la cui più grave colpa è di lasciare l’amaro in bocca: stupisce da una parte per poi deludere dall’altra. Le innovazioni, alcune veramente eccellenti, arricchiscono un gameplay altrimenti già visto, che dopo non molto rischia comunque di annoiare. Divertimento a medi livelli, comunque assicurato, per chi gioca con un amico.

Valutazione generale

Presentazione: 6.5
Il carisma dei due ragazzoni non è il massimo; aiuta la prima impressione, ma non troppo.
Alcune schermate dei menu a volte lente da caricare.

Gameplay: 7
Il gameplay tutto sommato piace. Trae qualcosa di più che un semplice spunto da Gears of War, ma le novità non mancano. L’ottima IA non vale certo il giocare con un’altra persona.

Grafica: 6.7
Next-gen e non di basso livello, ma trascurata. Al giorno d’oggi, in casa Xbox 360, è nostro sacrosanto diritto e dovere chiedere molto di più.

Sonoro: 6.5
La colonna sonora non è malvagia, come del resto EA ci ha abituato. Peccato per il doppiaggio.

Longevità: 6
Sei, come le ore necessarie per portare a termine la campagna. Davvero troppo poche, visto che il multiplayer è sì carino, ma non dei migliori. La sufficienza è più che altro merito del co-op.

Multiplayer: 7.8
Unico aspetto che vale qualche ora di divertimento. Su Xbox Live scorre fluido e senza lag.
Scarne però le modalità di gioco. Valida soprattutto l’esperienza di gioco in co-op.

Voto complessivo: 6.8

Se alla EA Games si fossero focalizzati meno sul "fare tutto in due", forse avrebbero avuto una visione più ampia sulle pecche della loro ultima fatica. Con un gameplay che non risulta esattamente vincente, scenari troppo statici, e una campagna sulla quale si sono sbizzarriti meno che su quella pubblicitaria, Army of Two, gioco che prometteva parecchio, non passa la soglia della mediocrità.

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