Recensione – TimeShift (Xbox 360)

di • 10 dicembre 2007 • RecensioneCommenti (0)1032

Titolo: TimeShift
Genere: FPS
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Saber Interactive
Publisher: Vivendi Games
Data di rilascio: 2 Novembre 2007

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Conclusioni

Come riconoscere il momento perfetto? Volgendo lo sguardo la pioggia inizia a rallentare il suo corso, il fuoco si fa liquido nell’aria e la luce sembra fermarsi. È il momento che hanno vissuto i primi astronauti quando hanno visto la Terra dallo Spazio; è l’istante in cui vi siete accorti che l’amore della vostra vita è già da tempo al vostro fianco; è l’eternità che avete vissuto nello specchio degli occhi di vostro figlio…

TimeShift cerca di farci comandare il tempo: ma il tempo non si compra ed ogni tentativo in questo senso è artificioso; esattamente come è artificiosa questa mia pretesa di iniziare… concludendo. Quindi:

TimeShift!

I game-designer sanno perfettamente che i primi 30 minuti di un gioco sono importantissimi e spesso segnano la differenza tra il trionfo e la sconfitta. Gli sviluppatori di TimeShift se ne sono concessi anche 35-40, tutti incentrati su filmati particolarmente riusciti ed azione frenetica in cui impareremo a destreggiarci con la nostra tuta temporale modello Beta.

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Senza timore di smentita si può tranquillamente dire che il miglior livello del titolo sia proprio il tutorial che, obbligato, ci rende il servigio di pilotare la situazione in modo da forzarci all’uso di una particolare distorsione temporale delle quattro selezionabili. Eccoci così intenti a fermare la fatidica quarta dimensione per evitare di restare fulminati, rallentarla per attraversare – indenni al fuoco nemico – una zona della mappa senza coperture ed "imboccarla nel verso opposto" per salvarci da corridoi che scoppiano e macerie che ci cadrebbero inevitabilmente in testa.

Insomma, come direbbe qualcuno di nostra conoscenza: "Signori della Giuria", i primi minuti di TimeShift sono incredibili ed il game-play ispirato nasconde bene alcune imprecisioni nei comandi ed i difetti grafici.

Parlando di quest’ultimi, esattamente come ogni gioco dal lunghissimo periodo di sviluppo, anche TimeShift paga pegno "graficamente parlando" e riesce ad attestarsi solo al livello della media dei titoli di nuova generazione soprattutto se – nel paragone – ci si limita agli FPS, da sempre pionieri in questo comparto. Ciò non significa che non ci meraviglieremo la prima volta in cui la pioggia si fermerà d’incanto ad un nostro comando, ma solo che l’effetto durerà poco ed alla lunga prevarrà l’impressione che gli sviluppatori avrebbero potuto fare di più.

Dare tempo al tempo

Purtroppo, passata la fase iniziale di apprezzamento del titolo, saremo inevitabilmente portati ad impoverire lo stile di gioco sia per nostre innegabili colpe sia (soprattutto) per stimoli che il titolo manca di fornire.

Il primo assaggio di tutto ciò si avrà con quella che in questa recensione chiameremo la "sindrome di LB": appurato di non dover scomodare quel simpaticone di Dr. House, ci ritroveremo improvvisamente incapaci di scegliere la distorsione temporale manualmente, preferendo al contrario affidarci al ben più comodo bottone dorsale sinistro che vedrà la CPU selezionare automaticamente l’effetto più adatto alla situazione. Non ci si deve peraltro stupire che effettivamente questa sindrome ci faccia facilmente avanzare nei livelli: qualsiasi scelta venga fatta ci offre, infatti, un tale vantaggio tattico che, a meno di azioni kamikaze, non potremo fare altro che avere la meglio sui nostri "nemici".

Esattamente! "Nemici" (virgolettati, n.d.r.) dato che TimeShift non ritiene opportuno spiegarci per quale recondito motivo si debba far fuori questa massa inerme di carne umana. Sia ben chiaro: è divertentissimo fermare il tempo, rubare l’arma ad un soldato, vederlo sorprendersi a distorsione finita e poi sparargli con i proiettili che lui stesso ha caricato; ma la trama è praticamente inesistente e l’Intelligenza Artificiale non riesce proprio ad andare oltre quest’azione scriptata dando vita a situazioni che non si vedevano da tempo come nemici che fanno capolino da una porta uno dopo l’altro, pronti ad accogliere la meritata raffica di piombo.
In ogni caso, va dato atto agli sviluppatori del tentativo di inserire nel gioco alcuni mini-puzzle che hanno il merito di stuzzicare la nostra immaginazione e ci permettono di usare la tuta speciale di cui siamo dotati al di là del mero e semplice combattimento. Anche in questo caso, però, l’esperimento è riuscito a metà dato che gli indovinelli sono spesso più banali che semplici ed anche i più impegnativi si distinguono solo per la difficoltà realizzativa senza farci riflettere troppo.

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Proprio a tal proposito, vale la pena soffermarsi su quanto possa essere complicato saltare in TimeShift: spesso il nostro avatar semplicemente non lo farà, cadendo nel vuoto, e ci obbligherà più volte a riprovare il percorso; inutile dire che tutto ciò tende a rendere il titolo piuttosto monotono e ripetitivo in queste fasi.

Multi-verso

Per molto tempo TimeShift è stato una vera promessa della modalità multi-player dato che prometteva di coniugare le distorsioni temporali del single-player con le modalità tipiche dell’online. La nota positiva è che, dopo vari tentennamenti, gli sviluppatori hanno mantenuto la promessa; il risvolto negativo consiste nel fatto che, inevitabilmente, non avremo gli stessi "poteri" della campagna.

Infatti, nelle modalità più classiche (deathmatch, team-deathmatch, ecc.) l’unico modo per controllare il tempo sarà attraverso l’uso di speciali granate: queste produrranno una bolla temporale che rallenterà nemici e proiettili, permettendoci di uccidere i primi e schivare i secondi.

Da segnalare, a questo proposito, la modalità "Re" che, pur mettendoci contro tutti gli altri giocatori, ci darà pieno controllo sulle distorsioni della quarta dimensione. È la modalità che più si avvicina al single-player ed è l’unica cosa veramente rivoluzionaria in un multi-player che altrimenti sarebbe da giudicare come troppo attaccato al passato.

Commento Finale

Il titolo Saber Interactive è la dimostrazione vivente del fatto che un gioco non dovrebbe mai avere tempi di sviluppo così lunghi. La grafica è buona ma non allo stato dell’arte, il game-play mostra il fianco a qualche critica di troppo e la storia non è solo poco convincente ma proprio inesistente.

TimeShift è, al contrario, un titolo valido per chi possiede un abbonamento LIVE GOLD dato che ha caratteristiche uniche come le granate temporali… uniche almeno fino all’arrivo di un certo Unreal Tournament III!

Valutazione Generale

Presentazione: 6
Non si può dare di più ad un titolo le cui cut-scene sono tanto belle quanto inutili ai fini dell’immersione del giocatore nel titolo.

Gameplay: 7
TimeShift parte con i fuochi d’artificio, ma non riesce a mantenere un livello d’eccellenza nel lungo periodo. Intelligenza Artificiale povera e puzzle poco ispirati fanno da contorno.

Grafica: 7
Non si può non rimanere impressionati dalla pioggia che rallenta fino a fermarsi, ma tutto il resto non è allo stato dell’arte.

Sonoro: 7
Il "voice acting" si attesta su livelli medi e gli effetti ambientali – in generale un po’ anonimi – sono particolarmente ispirati durante le distorsioni temporali.

Longevità: 7.5
La campagna single-player non vi porterà via molto tempo, ma il multi-player garantisce un certo "margine".

Fattore Multiplayer: 8
Il motivo per cui TimeShift va preso in considerazione: granate temporali e modalità dedicate garantiscono diverse ore di divertimento. Rimane l’incognita della partecipazione della community Xbox Live dati i capolavori che sono usciti nell’ultimo periodo.

Voto Complessivo: 7

TimeShift avrebbe forse meritato di più come concept, ma gli sviluppatori sono arrivati col fiato molto corto dopo la lunghissima maratona che ha portato alla creazione del titolo. Ne risulta un FPS medio che ha però la capacità di distinguersi dalla massa grazie ad un paio di importanti innovazioni che scommettiamo rivedremo presto in altri giochi.

In definitiva, la fatica Saber Interactive sarebbe stata una pietra miliare all’inizio di questa generazione (2005): 2 anni dopo è un titolo il cui acquisto è tutt’altro che indispensabile.

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