Recensione – Call of Juarez (Xbox 360)

di • 2 agosto 2007 • RecensioneCommenti (0)952

Titolo: Call of Juarez
Genere: FPS
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Techland
Publisher: Ubisoft
Data di uscita: 29 Giugno 2007

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Dopo il discreto Gun, uscito al lancio della Xbox 360, il vecchio west torna protagonista sulle nostre console grazie a Call of Juarez, sparatutto in prima persona realizzato da Techland che ha ottenuto un buon successo di critica lo scorso autunno, alla sua uscita per PC.
Inoltriamoci dunque nelle polverose lande del Texas…

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Dio perdona… Io no! (1967)

Texas, 1882, Billy Candle è un ragazzo mezzosangue nelle cui vene scorre sangue messicano che, lasciata la fattoria di famiglia a causa di alcuni diverbi con il patrigno, dopo un periodo di infruttuoso vagabondare decide di volgere nuovamente i passi verso casa, per rivedere la cara madre.
Mentre si fa più vicino alla fattoria in cui ha passato la sua giovinezza, un urlo di donna squarcia la quiete dei boschi circostanti; Billy si affretta e, giunto sul posto, trova i cadaveri dei genitori barbaramente uccisi e una scritta col sangue decora la porta del fienile: "Call of Juarez".
Sfortuna vuole che mentre si trova nei pressi dei cadaveri giunga sul posto il Reverendo Ray, fratello del patrigno e zio di Billy, uomo di chiesa dal sordido passato.
Preso dal panico il povero ragazzo non può che fuggire, trasformandosi, agli occhi del Reverendo, nell’assassino. In una crisi di furore religioso, Ray, convinto di essere chiamato da Dio a svolgere le funzioni di giudice e carnefice, decide di riportare la legge e il timore di Dio in paese, a forza di preghiere e piombo, e quindi di inseguire e ritrovare Billy, perché paghi per i suoi errori.

Non è una sceneggiatura di Sergio Leone, questo è certo, ma promette comunque una trama interessante, un tesoro maledetto e qualche bel colpo di scena.

I 4 dell’Ave Maria (1968)

O per meglio dire: "i 2 dell’Ave Maria".
Due infatti sono i protagonisti di questo FPS dei Techland, e verranno utilizzati entrambi nel corso del gioco.
La narrazione ci farà vedere la storia sia dal punto di vista di Billy Candle che da quello del Reverendo Ray, alternando l’utilizzo dei due personaggi che saranno contraddistinti da peculiari caratteristiche: laddove il Reverendo avanza a pistole spianate, seminando morte lungo la sua strada, Billy si muove furtivo per evitare pericolosi scontri a fuoco, spostando verso lo stealth le meccaniche di gioco.
I due protagonisti, inoltre, saranno dotati di equipaggiamento e abilità speciali.
Ray è munito di una Bibbia che una volta impugnata potrà essere usata per citare passi delle scritture e confondere così gli avversari per qualche secondo, dandoci così il tempo di sforacchiarli allegramente, magari con la sua caratteristica speciale: il "Concentration Mode", una sorta di bullet time che rallenterà l’azione al punto da consentire di freddare con estrema precisione i nemici presenti.

[img alt='Il Reverendo Ray munito della sua Bibbia']/immagini/Giochi/category1662/picture54945.aspx[/img]

Il ragazzo in fuga, invece, raramente entrerà in possesso di un congruo numero di armi da fuoco e spesso dovrà limitarsi ad aggirare i pericoli, magari grazie all’uso della propria abilità nello scalare e superare ostacoli verticali, o all’uso della frusta, utile sia in combattimento che per balzare oltre crepacci e burroni, facendola avviluppare attorno ai rami degli alberi. Qualora un combattimento dovesse divenire indispensabile, Billy potrà contare anche su un silenziosissimo e letale arco, che andrà a sommarsi alla canonica pletora di classiche armi tra cui revolver, fucili e doppiette.

La possibilità di procedere a cavallo per accorciare i tempi di percorrenza tra le destinazioni e una modalità "duello" piuttosto interessante, che verrà attivata in automatico contro i "boss di fine livello", completano il tutto ampliando la varietà di situazioni di gioco; una nota solo leggermente negativa può essere associata all’uso non troppo comodo dell’inventario delle armi, lento da usare nei momenti più concitati.

I duelli di cui parlavamo, potranno essere giocati e rigiocati in ogni momento grazie all’omonima modalità di gioco single player.
Una volta terminata la storia principale, potremo inoltre sbloccare alcune missioni extra, da affrontare nei panni di un impavido sceriffo.

Il Mucchio Selvaggio (1969)

Il versante multiplayer è piuttosto vario e ben fornito.
Innanzitutto potremo scegliere la classe del personaggio con cui affrontare le sfide on line tra le quattro possibili: rifleman (fuciliere – ndr), gunslinger (pistolero – ndr), sniper (cecchino – ndr), miner (minatore, esperto di esplosivi – ndr); dopodiché potremo cimentarci in una grande quantità di modalità di gioco differenti che vedranno un buon numero di esse decisamente in tema western affiancare le più consuete Deathmatch, Team Deathmatch e Capture The Flag.
Tra quelle a tema troviamo:

  • "Gold Rush" (Corsa all’Oro – ndr), in cui l’obiettivo è raccogliere il maggior numero dei lingotti d’oro disseminati per la mappa di gioco e rubare i lingotti degli altri giocatori, previa loro uccisione, ovviamente;
  • "Robbery" (Rapina – ndr), una sorta di "attacco – difesa", in cui la squadra dei banditi cercherà di rubare l’oro custodito in banca che la squadra degli sceriffi cercherà di proteggere a tutti i costi;
  • "Wanted" (Ricercato – ndr), in cui un giocatore avrà una taglia sulla testa e gli altri giocatori dovranno cercare di riscuoterla uccidendolo. Chi riesce a eliminare il ricercato diviene a sua volta la preda da cacciare.

Le arene, infine, sono molto ben realizzate ed evocative, nella loro fedeltà al tema del selvaggio ovest.

[img alt='Buoni i modelli poligonali dei personaggi']/immagini/Giochi/category1662/picture54954.aspx[/img]

Il buono, il brutto, il cattivo (1966)

Dal punto di vista tecnico, Call of Juarez si mostra nel complesso più che discreto, coadiuvando la giocabilità nel dare vita a un prodotto più che discreto.

Graficamente il gioco mostra degli ambienti esterni estremamente vasti e ben realizzati, con una visuale d’orizzonte molto ampia e ricca di panorami che nulla hanno da invidiare a quelli dei più famosi film western. Tra villaggi di frontiera, ranch, praterie, monti e mesas ci sembrerà di calcare veramente il terreno del vecchio west. Le texture utilizzate, i modelli poligonali, le luci e gli effetti particellari possiedono una più che discreta qualità e, benché dall’aspetto forse un po’ datato, svolgono bene il loro lavoro. Peccato per qualche compenetrazione di troppo tra gli oggetti.

Dal punto di vista sonoro potremo godere di un accompagnamento musicale sufficientemente gradevole, anche se un po’ ripetitivo, e di effetti sonori di buon livello, sia che si tratti del rumore delle armi da fuoco (ogni tipo di revolver ha un suo suono particolare) che dei suoni degli effetti ambientali.
Il parlato, localizzato esclusivamente in lingua inglese, è di buon livello. Peccato non sia supportato da sottotitoli in italiano (sono in inglese anche loro), cosa che potrebbe scoraggiare qualche giocatore non molto avvezzo alla lingua d’oltremanica, benché in effetti l’inglese utilizzato nel gioco non sia particolarmente ostico.

L’intelligenza artificiale degli avversari, infine, si attesta su livelli sufficienti: pur non brillando di particolare acume, gli avversari cercheranno comunque copertura e saranno dotati di una mira discreta.

Conclusioni

Call of Juarez è un FPS dotato di una sua personalità e di una realizzazione più che discreta.
In un periodo in cui la maggior parte dei giochi in uscita si presenta piuttosto scialba di tecnica e contenuti, il titolo dei Techland è un piacevole passatempo in attesa di climi più freddi, forieri dei titoli che tutti aspettiamo.
Assolutamente da giocare per gli amanti del western, merita di essere considerato anche dagli altri, nella speranza che non si facciano spaventare da una localizzazione in lingua inglese che risulta comunque essere accessibile ai più.

La Pagella

Presentazione: 7
Il filmato introduttivo riesce a immergere bene il giocatore nel clima assolato del vecchio west; menù di facile consultazione. Voto minato dalla totale mancanza di localizzazione in italiano dei menù, dei sottotitoli e del libretto.

Gameplay: 7
La possibilità di giocare con due protagonisti e alcuni stratagemmi innovativi come l’uso della Bibbia da parte del reverendo, aiutano il titolo a diversificarsi leggermente dai soliti FPS.

Grafica: 7.5
La grafica ricalca in modo più che soddisfacente l’ambiente del vecchio west. Pur non arrivando all’eccellenza, risulta comunque ben realizzata.

Sonoro: 7.5
Certo, non abbiamo a che fare con una colonna sonora di Ennio Morricone, ma musiche ed effetti ambientali svolgono più che bene il loro lavoro. Ottimo il parlato in lingua inglese.

Longevità: 7
Il gioco, con le sue quindici missioni, non sarà troppo difficile da portare a termine in breve tempo.

Multiplayer Factor: 7.5
Numerose le possibilità di gioco a livello multiplayer: le classiche modalità riviste in chiave western aiutano la longevità del titolo.

Voto complessivo: 7.5

Call of Juarez si presenta come un titolo di tutto rispetto. Consigliato soprattutto agli amanti del genere western e a chi non ha troppi problemi con la lingua inglese, può rappresentare una piacevole alternativa ai soliti FPS.

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