Recensione – Star Trek: Legacy (Xbox 360)

di • 7 febbraio 2007 • RecensioneCommenti (1)1044

Titolo: Star Trek Legacy
Genere: Combattimenti aerei – Fantascienza
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Mad Doc Software LLC
Publisher: Bethesda Softworks
Data di uscita: 7 dicembre 2006

Galleria Immagini

 

 

Da sempre le trasposizioni video-ludiche di grandi "firme" della letteratura o, più spesso, della cinematografia più o meno contemporanea hanno suscitato un po’ di scetticismo nella stampa specializzata e qualche malumore di troppo nei fan accaniti.

Solitamente, inoltre, tutte le recensioni che partono con questa premessa, la usano per preparare il lettore al colpo di scena: "[...] questo titolo, invece, mostra come tale paradigma non sia più vero e come da un buon film si possa produrre un ottimo gioco [...]". Purtroppo per tutti noi non amo essere banale: Star Trek: Legacy è la dimostrazione lampante del fatto che vi sono casi in cui un publisher non dovrebbe produrre un gioco, anche se il publisher in questione si chiama Bethesda.

Una nave chiamata Enterprise

Star Trek è il marchio "sci-fi" più conosciuto ed amato al mondo, paragonabile solo a Star Wars quanto a numero di fan e nobiltà, ma, al contrario di quest’ultimo, è un franchise che ha fatto molta fatica ad imporsi e che, letteralmente, è stato maggiormente apprezzato proprio nel momento del suo fallimento.

[img alt='Le nebulose sono state riprodotte molto fedelmente, ma...']/immagini/Giochi/category1262/picture8067.aspx[/img]

Infatti, sebbene non sia cosa particolarmente nota, la serie originale (quella col mitico capitano Kirk, 1966-69) è limitata a sole 3 stagioni per il semplice fatto che inizialmente il telefilm non riscosse grande successo presso la rete televisiva NBC anche a causa di un cast coraggioso per il periodo (con attori di colore e non) ed al primo bacio interrazziale della televisione (tra Uhura e Kirk). Solo diversi anni più tardi, quando oramai non ci si sperava più, un gruppo di reti televisive minori (syndacation), acquistandone i diritti di trasmissione, resero Star Trek quel fenomeno mediatico che tutti noi oggi conosciamo.

Partendo da tali presupposti, tenendo anche conto che il 2006 era sia il quarantennale della serie originale sia il primo anno da diversi a questa parte in cui nessun telefilm di Star Trek era in programmazione o in fase di realizzazione, è facile capire come tutte le speranze dei fan fossero rivolte al gioco "made in" Mad Doc e prodotto da Bethesda, publisher senz’altro abituato a trattare titoli d’altissimo livello e pregio.

Star Trek, Serie Originale (?)

Legacy ci porta nell’universo di Star Trek in modo poco originale rispetto a quanto fatto già precedentemente in altri titoli: attraverso un simulatore di battaglie spaziali. Il gioco, infatti, ci mette a capo di una mini-flotta, formata al massimo da quattro astronavi, che dovremo comandare e coordinare in modo da vincere le diverse battaglie che ogni nuovo livello ci propone.

La prima e principale modalità di gioco è la campagna, che ci vedrà prendere i panni di tre storici capitani della Federazione Unita dei Pianeti: Jonathan Archer, James Tiberius Kirk e Jean-Luc Picard. Viaggiando per le 3 ere (non 5 come in molti hanno asserito) che abbiamo imparato ad amare in Star Trek: la Serie Originale, The Next-Generation e la più recente Enterprise (DS9 e Voyager fanno solo una fugace apparizione), dovremo seguire le tracce di una scienziata vulcaniana di nome T’Uerell cercando contemporaneamente di risolvere le complicate situazioni che i suoi interventi sembrano sempre comportare.

Dopo aver scelto a che livello giocare (guardiamarina, capitano, ammiraglio), verremo immediatamente catapultati nella battaglia e tutta la prima serie, quella del capitano Archer per intenderci, è usata dal gioco per spiegare le meccaniche del combattimento spaziale. Lasciando per un momento da parte il game-play, è importante come l’interessante storia scritta da Dorothy "D.C." Fontana e Derek Chester, famosi sceneggiatori di diversi episodi delle serie Star Trek, è fortemente penalizzata dai toni anche troppo spigolosi di simulazione spaziale che Mad Doc ha scelto per il titolo. Infatti, il collegamento tra un livello e l’altro del gioco avviene sempre attraverso una brevissima cut-scene realizzata col motore grafico proprietario che troppo spesso si limita ad una visuale della nostra piccola flotta che vaga per nebulose con una voce fuori campo che descrive gli obiettivi della prossima missione. È quindi molto raro riuscire ad immedesimarsi e lasciarsi trasportare dal titolo e, data l’impossibilità di salvare durante le missioni, troppo spesso capita di non essere particolarmente invogliati a scoprire cosa vi è nel prossimo livello.

L’austerità sopra descritta è, purtroppo, una caratteristica di un po’ tutto il titolo ma, per quanto riguarda il game-play, si trasforma in una vera è propria rovina. La profondità di gioco promessa rendendo tutte le prime missioni dei mini-tutorial è, in realtà, uno specchio per le reali capacità del titolo che se da una parte offre la possibilità di disabilitare gli scudi e di mirare a particolari delle astronavi quali motori o armamenti, dall’altra non rende mai tali azioni utili al combattimento; molto più banalmente vi saranno delle missioni in cui ci sarà richiesto di fermare senza distruggere alcune navi o di disabilitare i loro sensori senza danneggiarle.

[img alt='...le astronavi non godono, sfortunatamente, di un livello di dettaglio degno della next-gen']/immagini/Giochi/category1262/picture9699.aspx[/img]

Come se questo non bastasse, la profondità tattica e strategica del titolo è compromessa da un errore da parte degli sviluppatori che ha dell’incredibile: sebbene i movimenti delle nostre navi siano piuttosto liberi nelle 3 dimensioni, non vi è modo di variare facilmente il piano principale d’attacco anche perché la mappa tattica (bloccata su una visuale dall’alto) non ci corre certo in aiuto. Le cose si fanno ancora peggiori, purtroppo, quando si inizia a notare che tutte le missioni sono strutturate basandosi sull’assunto che sia letteralmente impossibile sfruttare la terza dimensione per aggirare gli ostacoli: a questo proposito, uno degli esempi più eclatanti lo si ha verso la metà della seconda era dove bisognerà superare un campo di mine distribuito ai lati di un obiettivo sensibile. Inutile dire che il "sopra" ed il "sotto" di tale obiettivo sono completamente privi difese, ed altrettanto inutile sottolineare che l’individuazione di tale pecca difensiva non potrà aiutarci nel gioco proprio per la difficoltà denunciata precedentemente nell’uso della terza dimensione.

La profondità del titolo è, inoltre, minacciata dall’impossibilità di impartire veri e propri comandi complessi alle proprie unità, come ad esempio aggirare un nemico, e lo è ancora di più dalla loro inutilità nel momento in cui fossero stati implementati: il bilanciamento tra le navi delle fazioni in guerra (Terrestri, Romulani, Klingon e Borg) vuole che sia obbligatorio attaccare ogni elemento della flotta avversaria in superiorità numerica e la difficoltà nel gestire le nostri navi ci spingerà gradualmente ad attaccare un singolo obiettivo con tutta la nostra piccola flotta. Infine, sebbene sia possibile comprare e vendere navi all’inizio di ogni missione, lo si deve fare prima del briefing senza quindi la possibilità di effettuare scelte mirate a seconda dell’obiettivo e delle difficoltà che ci aspettiamo.

(The) Next-Generation

Star Trek: Legacy sembra quindi portarsi dietro molti dei problemi legati ad una next-generation che non accenna a volersi soffermare su nulla che non sia mera grafica: ma il titolo Mad Doc sa fare anche di meglio. Il minimo che si può dire è che graficamente il titolo non sia all’altezza delle capacità fino ad ora mostrate da Xbox 360: infatti, se da una parte il marchio Star Trek è stato ben sfruttato creando più di 60 diverse classi di navi tutte utilizzabili, dall’altro la mancanza di dettaglio su di esse (e sui pianeti) è a tratti scandalosa oltre che cronica e non può essere attribuita ad un voler rispettare le linee guida dei telefilm che, al contrario, proponevano ultimamente filmati CG di ottima fattura.

[img alt='Pronti a sfrecciare alla velocità della luce?']/immagini/Giochi/category1262/picture9701.aspx[/img]

In generale, dal punto di vista grafico, l’impressione è che gli sviluppatori si siano molto concentrati su oggetti difficili e dispendiosi in termini di calcolo quali le nebulose, senza però riuscire a farle risaltare in un titolo che è incentrato su ben altro.

Neanche il motore fisico, purtroppo, può essere oggetto di elogi in quanto le compenetrazioni tra poligoni sono all’ordine del giorno, le navi letteralmente rimbalzano quando si colpiscono (con e senza scudo attivato) e più sono grandi gli oggetti meno sono i pezzi in cui si dividono quando vengono distrutti: generalmente una grande base si trasforma in 3 metà (!) che girano su se stesse con la telecamera che ignobilmente insiste sull’inquadratura.

Fortunatamente, il discorso cambia quando si passa alla modalità multi-player fino a 4 giocatori o all’interessante Skirmish che ci permette di settare molte opzioni delle nostre partite ed organizzare match con amici o semplicemente contro l’AI (non molto evoluta) del gioco. Naturalmente, i risultati migliori si ottengono giocando in compagnia ed in questi casi il titolo può regalare diversi momenti di gioia soprattutto grazie al re-spawn ed alla velocità warp che aggiungono quel pizzico di tatticismo non presente se la controparte è una intelligenza artificiale.

Giungiamo, infine, al comparto più spesso bistrattato dei giochi ma che qui risulta il migliore, anche in valore assoluto: il sonoro. Oltre ai buoni effetti sonori, menzione d’onore merita il doppiaggio, in inglese, che risulta ottimo potendo contare sulla voce di tutti i capitani delle ere che andremo a giocare (Scott Bakula – Jonathan Archer, Patrick Stewart – Jean-Luc Picard, William Shatner – James T. Kirk) con alcune guest-star del calibro di Avery Brooks (Benjamin Sisko – DS9) e Kate Mulgrew (Kathryn Janeway – Voyager). L’unica pecca a questo riguardo risiede nel fatto che noi italiani non riconosceremo le voci a meno di non aver seguito le varie serie in lingua originale.

Conclusioni

Star Trek: Legacy è, quindi, un titolo che può anche piacere ai fan della fortunata serie televisiva ma che segna indiscutibilmente un passo indietro per quanto riguarda la grafica (è migliore la versione PC) ed il game-play, quest’ultimo particolarmente poco profondo, con il solo sonoro a difendere la dignità di una proprietà intellettuale che andava sfruttata meglio.

In generale, però, mi sento in obbligo di segnalare come il vero difetto del gioco risieda nell’intento stesso degli sviluppatori, forse poco amanti dell’universo descritto da Roddenberry, che hanno scelto di sviluppare un simulatore di battaglie spaziali. Tralasciando il fatto che fino a DS9 le serie non hanno quasi mai proposto scontri tra flotte, evidentemente i ragazzi di Mad Doc non hanno capito che l’Enterprise non è la nave, ma le persone che le fanno da equipaggio…esploratori, non soldati, uomini, non macchine…

La Pagella

Presentazione: 5.5
Alcuni descriverebbero i menù come semplici ed immediati, ma in realtà sono spogli e poco "suadenti". Inoltre, per ravvivare il game-play sarebbero bastate anche poche scene CG per lanciarci nell’azione: purtroppo gli sviluppatori erano d’altro avviso.

Gameplay: 3
Non si può creare un gioco di battaglie spaziali e, di fatto, trascurare completamente l’asse Y (la terza dimensione spaziale). Come se non bastasse la mappa tattica offre poche soluzioni e le possibilità di mirare specificatamente ad alcuni sistemi o di abbordare una nave servono solo a variare gli obiettivi di missione, non ad aggiungere profondità al gioco.

Grafica: 5
È oggettivamente strana la carenza del gioco sotto questo aspetto data anche la "banalità" nel creare buoni oggetti rigidi come sono le astronavi. Evidentemente la concentrazione è andata tutta agli effetti particellari: la missione è riuscita ma il prezzo pagato è stato troppo alto.

Sonoro: 8
Il vero motivo d’orgoglio del titolo. Buoni effetti sonori e voci dal cast originale di tutte le serie televisive fino ad ora andate in onda costituiscono la base su cui si poggia il gioco. Peccato che il capitano Kirk abbia una voce così diversa da quando, 40 anni fa, recitava nella Serie Originale.

Longevità: 7.5
La buona longevità è assicurata da missioni piuttosto lunghe e senza possibilità di salvataggio nel mezzo. Anche se questo può sembrare un trucco dei programmatori per aumentare la durata del gioco, la fine della campagna arriva nel momento giusto.

Multiplayer factor: 7.5
Alla classica modalità multi-player a 4 giocatori si affianca un’interessante modalità skirmish che ci permette di ricreare scenari di battaglia da sbrogliare con amici o contro la CPU.

Voto complessivo: 5

L’eredità di Star Trek è un’eredità pesante, ma in quanto tale andrebbe ancor più rispettata. Non ha senso uscire con un gioco che non sia all’altezza dell’idea originale e, ribadisco, non ha senso usare una tale proprietà intellettuale senza capire quali siano i suoi punti forti (le persone che compongono l’equipaggio) ed i suoi punti deboli.

Commenta l’articolo sul nostro Forum


Si ringrazia Ubisoft per la collaborazione.

Potrebbe interessarti anche...

  • simo

    In effetti il gioco presenta glitch di frequente, e sdoppia i modelli 3d durante le esplosioni. Ma per un fan di ST come me poter guidare un’astronave della federazione è sempre fantastico.