Titolo: Enchanted Arms
Genere: j-RPG
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: FROM Software
Publisher: Ubisoft
Data di uscita: 8 settembre 2006
Enchanted Arms è il primo j-RPG della nuova generazione, e in particolare il primo gioco di ruolo Giapponese uscito per Xbox 360. Se da una parte questa è una posizione molto privilegiata che FROM Software ha saputo sfruttare, dall’altra è facile criticare il gioco in nome di un fatidico "next-generation gaming" di cui, peraltro, ancora si è visto molto poco.
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Enchanted Arms aveva un compito: quello di fare da punto di riferimento per il genere ed aprire la strada ad altri sviluppatori del Sol Levante. La missione è riuscita… in parte.
Un RPG…
Atsuma, il protagonista, è il classico personaggio in età scolare di un manga giapponese: svogliato in classe quanto bravo in tutto ciò che gli interessa, sfortunato con le relazioni con l’altro sesso tanto quanto fortunato nel trovare il giusto amore. Senza dimenticare l’inevitabile destino crudele e la scoperta di essere un predestinato.
Atsuma, come dicevamo, è un giovane "enchanter" (colui che sa utilizzare l’enchant, la magia, n.d.r.) che vive in un mondo da tempo ripresosi da quella che viene ricordata come la "Guerra dei Golem": tre Golem invincibili erano stati costruiti e messi a protezione delle tre grandi città dell’uomo. Tre Golem che, fuori controllo, cominciarono a lottare tra loro per il predominio, usando come campo di battaglia l’umanità stessa.
Dopo anni di lotte e distruzioni, questi "Devil Golem" si spensero per mancanza di enchant nel mondo (oramai devastato) e da allora vivono in una specie di letargo, da allora aspettano di essere risvegliati, da allora l’uomo li ha pian piano dimenticati.
… anzi un J-rpg
Per descrivere Enchanted Arms mi avvarrò di una provocazione: come l’RPG è l’antitesi dell’J-rpg, così Enchanted Arms può essere considerato in tutto e per tutto la nemesi di Oblivion. Questa provocazione è, comunque, indispensabile per capire il titolo, senza considerare che il paragone con la nuova fatica Bethesda viene naturale in quanto entrambi i giochi sono gli unici due rappresentanti del loro genere su Xbox 360.
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Ecco quindi che là dove in Oblivion la trama era spesso slegata dalle altre quest, in Enchanted Arms la trama è forte, solida e a tratti avvincente; là dove nel primo eravamo obbligati ad essere dei lupi solitari, nel secondo l’interazione tra i personaggi è il modo che ha la storia di raccontarsi; là dove in Oblivion potevamo risolvere molte situazioni senza combattere (con astuzia ed i giusti incantesimi), in Enchanted Arms non se ne può proprio fare a meno.
Naturalmente, essere diverso da Oblivion non è necessariamente una pecca; anzi, su alcuni punti il capolavoro Bethesda deve chinare il capo: bisogna, infatti, ammettere che incontrare avversari dotati di livelli "assoluti" (indipendenti dal nostro, n.d.r.) dà una soddisfazione che Oblivion ci aveva fatto dimenticare.
Continuando a parlare di game-play, si può dire che gran parte dei pregi e dei difetti del gioco si trovino nello stesso elemento: il combattimento. Rigorosamente a turni, consiste nello schierare al massimo quattro personaggi (tra Golem ed umani) in una griglia 4×3: a seconda dell’effetto sorpresa, uno dei due contendenti inizierà lo scontro prima muovendo le proprie "pedine" e poi attaccando. Le possibilità di rendere questi combattimenti altamente strategici ci sono tutte: barra dei punti vita, barra dei punti magia, possibilità di proteggere alcuni dei personaggi con altri, attacchi di gruppo e attacchi speciali devastanti; e, per aggiungere un tocco di varietà, un numero massimo di turni che ogni personaggio può passare a combattere senza "riposarsi" in apposite aree. Purtroppo, raramente ci sarà bisogno di riflettere molto sulle scelte strategiche in quanto gli avversari non saranno quasi mai all’altezza del nostro party: è questa, quindi, una possibilità persa di dare spessore al titolo, tenendo anche in considerazione il fatto che una decina di combattimenti contro boss finali ci obbligheranno a scoprire la profondità e la bellezza del sistema ideato… ma in generale poco sfruttato. La casualità e la frequenza dei combattimenti sono due ulteriori fattori di stress nel gioco, fortunatamente mitigati dalla facilità dei combattimenti e dalla possibilità di affrontare sempre nuovi Golem.
Da segnalare la presenza di tre minigiochi con cui ci si può divertire nel casinò di London City (la seconda città che incontreremo nel gioco). Divertenti, anche se alla lunga monotoni, ci permetteranno di accumulare un po’ di soldi da investire per rafforzare il nostro party: da segnalare che uno dei minigiochi consiste in un’arena di cui si deve diventare campioni… plagio od omaggio (mantenendoci sul panorama Xbox 360)?
Graficamente, infine, Enchanted Arms si difende piuttosto bene, un po’ considerando il genere, un po’ tenendo conto del fatto che è stato quasi un titolo di lancio per il Giappone: pur non rimanendo mai a bocca aperta per la realizzazione dei personaggi, le ambientazioni e le scene d’intermezzo ci fanno capire la bontà del motore grafico, che sa farsi apprezzare anche durante i combattimenti con effetti speciali tutt’altro che scontati.
Per un pugno di Golem
In più, tutti coloro che non possono vivere senza collezionare qualcosa, troveranno in questo gioco una "ragione di vita", essendoci la possibilità di acquisire, in vari modi, più di 100 diversi Golem. In generale bisognerà procurarsi qualcosa di simile al "cuore" di un Golem, tramite il combattimento o acquistandolo, e unirlo a un determinato numero di gemme (di tre tipi) che ci si procura sempre nello stesso modo. Una volta ottenuti questi ingredienti, il Golem si può sintetizzare in qualunque momento e in qualunque negozio: posto nel quale sarà possibile non solo decidere quali Golem portarsi dietro (al massimo otto), ma anche acquistare o vendere oggetti.
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A molti, comunque, capiterà di non "afferrare" il vero perché di tale collezionismo, in quanto raramente ha un vero impatto sul gioco: dato che nel 95% dei casi avremo a disposizione un party di quattro umani, non pochi di noi preferiranno combattere sempre con questi piuttosto che utilizzare il Golem preferito di turno. Il perché è comunque semplice: il vero motivo della presenza e dell’importanza dei Golem risiede nella modalità multi-player; in un’arena sarà possibile scontrarsi con altri giocatori a suon di quattro Golem alla volta, tenendo conto che quelli che potremo usare saranno gli stessi che abbiamo acquisito e potenziato.
Sebbene l’idea alla base del gioco on-line non sia cattiva, i pochi giocatori che compongono la comunità e la sensazione che vinca essenzialmente il più forte a prescindere dalle abilità tattiche rendono questa modalità né particolarmente longeva né accattivante.
Infine scopriamo il comparto audio. Gli effetti sonori e le musiche non entrano mai nel gioco e, come tutto quello che non sia combattimento, sono inessenziali all’esperienza: discorso diverso invece per la localizzazione. Tolta la possibilità di scegliere se ascoltare i dialoghi in Inglese o Giapponese, la localizzazione italiana consiste in deludenti sottotitoli anglosassoni. Data la relativa facilità dei dialoghi ed il loro non-impatto sulla storia, il mio consiglio è quello di giocare con il parlato in Giapponese che, se da una parte ci costringe a leggere i sottotitoli, dall’altra caratterizza meglio i personaggi ed evita mal di testa causati dalla mancanza di lip-sync.
Commento Finale
Enchanted Arms è un titolo che offre il fianco a numerose critiche: non interagibilità con gli ambienti, assenza di scelte, dialoghi lineari, mancanza di missioni secondarie e combattimenti ogni 10 passi. Però, nonostante questo, Enchanted Arms non potrà non piacere ed affascinare, un po’ per il sistema di combattimento ben strutturato, un po’ per la varietà dei personaggi e dei Golem: senza trascurare una trama principale che (senza essere un capolavoro) sa appassionare molto più dell’insipida main-quest di Oblivion-iana memoria.
In definitiva, Enchanted Arms non è perfetto, ma per come è pensato sarebbe stato difficile fare meglio.
La Pagella
Presentazione: 7
I menù si presentano molto bene e raccolgono tutte le informazioni principali: forse sarebbe stato possibile migliorare l’accesso alle abilità dei personaggi, ma in generale tutto è molto intuitivo e ben realizzato.
Gameplay: 7
Croce e delizia del titolo: i combattimenti saranno il motivo per cui il gioco non può non appassionare, ma una volta scoperta la profondità tattica del sistema contro i boss, sarà difficile tornare ai (troppo) numerosi combattimenti "di tutti i giorni".
Grafica: 6.5
Piacevole e a tratti sorprendente per alcuni effetti di luce. Alla lunga, purtroppo, si comincia a capire che molti effetti sono "riciclati" e che gli sviluppatori si sono molto aiutati con una telecamera poco mobile verticalmente e con ambienti poco esplorabili.
Sonoro: 5
Tolta la musica che ci introduce al menù principale, né la colonna sonora né i rumori d’ambiente aiutano ad immergerci nel titolo. La localizzazione è, inoltre, inesistente, avendo la versione italiana i sottotitoli in inglese.
Longevità: 8
Per essere un titolo così lineare, la longevità è senz’altro buona: sono, infatti, necessarie 40 ore di gioco effettivo per finire tutto senza perdere tempo. Purtroppo o per fortuna, il combattimento finale obbligherà molti a spendere un’altra decina di ore per rafforzare il party.
Multiplayer Factor: 5
L’idea non è male, ma i pochi giocatori e la sensazione che la bravura strategica non sia premiante minano, e di molto, l’esperienza on-line.
Voto complessivo: 6.8
Chiunque abbia finito il gioco ammetterà di essersi divertito e da questo punto di vista Enchanted Arms è un gioco da comprare assolutamente. Purtroppo, quando alla stessa persona viene chiesto quali siano i pregi e i difetti del titolo, inizierà ad elencare una sequenza infinita di piccoli difetti che non fanno fare il salto di qualità definitivo al gioco. Incompiuto.
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